Il dna sulle mani di Chiara Poggi «non è collegato all’uso del pc». L’ombra di una talpa nel delitto di Garlasco


Sulle mani di Chiara Poggi sarebbero stati campionati due Dna maschili. E nessuno di questi apparterrebbe al fidanzato, Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio, con cui la ventiseienne aveva trascorso la serata. Dopo un esposto della difesa di Stasi, un consulente della procura di Pavia ha confermato che quel Dna potrebbe esser compatibile con quello di Andrea Sempio. E così per ottenere la riapertura del fascicolo, già archiviato sull’amico del fratello della vittima, i pm hanno fatto ricorso fino in Cassazione. La Suprema Corte ha dato il via libera e Sempio è stato «obbligato» dal gip al prelievo del Dna, facendo ripartire un inchiesta 18 anni dopo il delitto di Garlasco. Secondo la difesa di Sempio (e chi lavorò nel precedente filone che portò Stasi in carcere) quel materiale genetico è inutilizzabile. E ora non regge la tesi secondo cui il Dna sulle unghie di Chiara sia il risultato del «contatto mediato» con il mouse del computer. Intorno a questo aspetto ruota tutta la vicenda. Anche perché, riporta oggi La Stampa, nessun investigatore ha effettuato accertamenti, forse mai neanche sequestrato, la tastiera di quel computer fisso di «marca Dex Sysnb-16.86». Pc a cui Sempio e il fratello giocarono dieci giorni prima del delitto secondo il racconto del giovane. Per questo si spiegò il dna trovato nelle mani di Chiara compatibile con l’uso del mouse da parte di entrambi i giovani. In attesa dei risultati del dna prelevato a Sempio i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano diretti dai comandanti Antonio Coppola e Fabio Rufino sono alla ricerca dei reperti del 2007 ancora esaminabili.
L’ombra di una talpa sul caso di Garlasco
Oggi Gianluigi Nuzzi sul quotidiano torinese spiega che gli inquirenti stanno rileggendo tutti i verbali delle dichiarazioni del giovane Sempio, amico di Marco Poggi, fratello minore di Chiara, e dei suoi genitori. In particolare, su quando nella propria auto i Sempio trovarono lo scontrino che per la difesa del ragazzo lo colloca a Vigevano, lontano dalla villa dei Poggi al momento dell’omicidio. Si sa che in una intercettazione tra Andrea e Giuseppe Sempio, il primo si lamentava con il secondo di aver dato una versione diversa dalla sua. Andrea aveva affermato che il recupero era saltato fuori dopo la prima deposizione mentre Giuseppe sostiene un momento successivo. Il ragazzo si lamenta con il padre per aver «cannato». E qui sorge un altro dubbio, che preoccupa. Secondo quanto rileva Nuzzi dall’intercettazione sembra che Andrea già conosca il contenuto della deposizione del padre: chi
glielo aveva detto?