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Il padre di Andrea Prospero non crede al suicidio del figlio: «Per me è omicidio: ci saranno sviluppi»

17 Marzo 2025 - 15:21 Ugo Milano
Andrea Prospero
Andrea Prospero
Due gli indagati per morte del 19enne. La Procura ha emesso un'ordinanza cautelare a carico di un 18enne a Roma per «istigazione o aiuto al suicidio»; un altro è indagato per «cessione di oppiacei»

«Io sono sempre del parere che si tratti di omicidio». A dirlo al Tgr Abruzzo è Michele Prospero, il padre dello studente 19enne trovato senza vita il 29 gennaio scorso a Perugia, dopo cinque giorni di ricerche. «Sinceramente, ho ancora dei dubbi che lo abbia fatto o volontariamente o aiutato da qualcuno – continua – Andiamo avanti, lasciamo la Procura lavorare tranquillamente, sicuramente ci saranno sviluppi». I familiari del ragazzo non hanno mai creduto all’ipotesi che si sia tolto la vita volontariamente. Oggi, lunedì 17 marzo, il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di un 18enne, residente a Roma, con l’accusa di «istigazione o aiuto al suicidio». Mentre un’altra persona, sempre 18enne, è indagata per «cessione di un medicinale di tipo oppiaceo». All’interno dell’abitazione di quest’ultimo, in Campania, gli investigatori hanno inoltre trovato 10mila euro in contanti.

La chat «drammatica»

Agli atti dell’indagine sul suicidio di Andrea Prospero c’è una chat drammatica: «Quella con la quale il giovane scambia dei messaggi» con il coetaneo di Roma, ora ai domiciliari, «nei momenti immediatamente precedenti l’assunzione dei farmaci», ha spiegato il procuratore di Perugia durante la conferenza stampa di oggi. «Da questa abbiamo ricavato gli elementi che ci consentono di ritenere che il giovane abbia non solo confortato e incentivato l’idea di Prospero di volersi suicidare ma lo abbia anche incoraggiato nei momenti in cui manifestava titubanza». Inoltre, «l’interlocutore dello studente avuta notizia che i farmaci erano stati assunti – continua Cantone -, anziché chiamare i soccorsi, si preoccupava soltanto dei possibili rischi di poter essere identificato, a seguito del ritrovamento del cellulare». 

«La tragedia di Andrea un monito contro gli abissi del web»

Il 19enne di Lanciano (Abruzzo), studente di Informatica a Perugia, aveva infatti confidato al suo coetaneo su Telegram – un incensurato appartenente a un contesto familiare «normale» – «ansie e insofferenze» rispetto alla vita universitaria. E sarebbe stato «più volte incitato» dallo stesso ad assumere i farmaci. L’autopsia, depositata nei giorni scorsi, ha confermato che la morte del 19enne è avvenuta dopo aver ingerito ampie dosi di barbiturici contenuti nelle confezioni ritrovate accanto al corpo del giovane. «La tragedia di Andrea deve essere un monito per tanti ragazzi che in rete non trovano l’oceano in cui navigare ma piuttosto un abisso profondo ed estremamente pericoloso», ha detto il legale della famiglia Prospero, Francesco Mangano. «Sarebbe una magrissima consolazione» aggiunge l’avvocato. «Il vuoto che ha lasciato Andrea è incolmabile – ha sottolineato la sorella dello studente, Anna – Noi confidiamo nella giustizia e ringraziamo gli inquirenti, gli avvocati e tutte le persone che ci hanno aiutato a far venire fuori la verità e che ci aiuteranno ancora».

L’indagine va avanti

Intanto, l’indagine «non è chiusa, ma va avanti», ha poi sottolineato il legale. Perché «ci sono ancora delle circostanze da capire». E «siamo sicuri – ha proseguito – che, così come in maniera assolutamente tempestiva la Procura di Perugia ha cominciato a dare risposte importanti alle domande legittime che la famiglia voleva, nel tempo necessario anche tutte le altre circostanze saranno svelate». Gli inquirenti dovranno, infatti, capire tutta una serie di questioni che riguardano la presenza delle circa 60 schede sim e dei cellulari trovati nella stanza dell’appartamento che qualcuno aveva affittato per Prospero.

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