Il contratto di «sottomissione sessuale» tra il comandante dei vigili e la collega che ha ucciso


Il 18 maggio 2023 Giampiero Gualandi e Sofia Stefani avrebbero firmato un «contratto di sottomissione sessuale». Ne hanno parlato nel processo a carico dell’ex comandante della polizia locale di Anzola, accusato dell’omicidio della giovane collega, la procuratrice aggiunta Lucia Russo e l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per la famiglia Stefani, nei loro interventi di richiesta delle prove. Nel contratto, è stato riferito in aula, Gualandi si autodefiniva «padrone, colui che tutto può sulla sua schiava». In un passaggio si diceva: «Io signore e padrone mi impegno a dominare l’anima della mia sottomessa». Gualandi ha ucciso Stefani nel maggio 2024. I due avevano una relazione. Secondo la ricostruzione del giudice delle indagini preliminari di Bologna Gualandi era stressato a causa della presenza della collega nella sua vita e il suo omicidio sarebbe stato premeditato. Di recente Gualandi è stato posto ai domiciliari.
Nella prima udienza del processo per l’omicidio di Sofia Stefani, la procuratrice aggiunta di Bologna, Lucia Russo, ha affermato che Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, nei giorni immediatamente precedenti al delitto, era «prigioniero di un castello di menzogne da lui stesso costruito». L’avvocato Claudio Benenati, uno dei difensori di Gualandi, ha spiegato in aula che il contratto, firmato il 18 maggio 2023 ovvero un anno prima dell’omicidio, «viene dal libro ’50 sfumature di grigio’ uno dei successi editoriali del 2011, lo si trova nel capitolo 11. Ci sono siti Bdsm da cui si possono scaricare contratti di questo tipo. Era un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono». Anche l’altro difensore di Gualandi, avvocato Lorenzo Valgimigli, ha avvisato la Corte di assise, rivolgendosi ai giudici, di fare attenzione «a chiunque cerchi di tirarvi per la giacca su pregiudizi di tipo morale. In quel contratto i protagonisti sono un comandante e un agente, si colloca tutto nel contesto lavorativo di Sofia Stefani», ha ribattuto poi l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per i genitori della vittima.
Gualandi è accusato di aver ucciso volontariamente la sua ex collega 33enne, con la quale intratteneva una relazione extraconiugale. Stefani è deceduta il 16 maggio 2024 a causa di un colpo di arma da fuoco partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi, all’interno del suo ufficio. L’imputato, che ha sempre sostenuto la tesi dell’incidente avvenuto durante una colluttazione, era presente in aula e seduto accanto ai suoi avvocati, Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli. Tuttavia, la pm Russo ha dichiarato che «come si vedrà dalle consulenze tecniche, sull’arma non sono state trovate tracce né biologiche né dattiloscopiche di lei, ma solo dell’imputato».
La pm ha descritto la relazione tra Gualandi e Stefani come «tormentata» e caratterizzata da uno squilibrio dovuto alla differenza di età e alla vulnerabilità della donna, sottolineando la «ciclica altalenanza» di momenti di calma e tensione che hanno preceduto il tragico evento.
La relazione aveva subito una breve interruzione alla fine di aprile 2024, quando la moglie di Gualandi aveva scoperto la tresca. Tuttavia, secondo la pm, l’uomo, invece di ammettere la verità, aveva affermato che la relazione era terminata da tempo e che era Stefani a perseguitarlo. La Procura sostiene che la relazione sia ripresa poco dopo, «nella piena inconsapevolezza della moglie«.
«Nella fase che precede l’omicidio, Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato da Stefani». Per questo motivo, secondo la pm, l’uomo sarebbe stato prigioniero del suo «castello di menzogne».