Niente tasse per pagare le armi e un riferimento a Giorgetti: la mediazione di Meloni verso il Consiglio europeo


Domani, subito dopo pranzo la premier Giorgia Meloni tornerà in Parlamento, proprio lo stesso giorno in cui anche Mario Draghi farà il suo ritorno a Palazzo Madama per essere audito sulla competitività Ue. E’ la prima tappa delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo chiamato a discutere il piano ReArm Eu, che dovranno essere sostenute da una risoluzione calibrata per evitare divisioni all’interno della maggioranza. Seguirà il dibattito parlamentare, durante il quale dovrà fronteggiare le critiche delle opposizioni. Anche l’opposizione presenterà la propria risoluzione, ma al Senato, se quella di maggioranza dovesse essere approvata, tutte le altre decadranno (e dunque le divisioni dell’opposizione, o interne al Pd, si vedranno con più chiarezza il giorno dopo alla Camera). Ora quindi è importante per la premier incassare un sì forte e proprio per questo si è lavorato fino a sera, oggi, per scrivere un testo che risultasse convincente anche per la Lega di Matteo Salvini, mai poco ora poco disposta a mediare soprattutto sul tema della guerra all’Ucraina.
La mediazione
L’accordo sembra essersi trovato su alcuni punti importanti. Prima di tutto nel testo non si parla, almeno fino ai testi circolati questa sera, di ReArm Europe, ma più in generale del rafforzamento delle politiche di difesa dei paesi europei, con un esplicito riferimento all’ambito Nato. Altrettanto chiaro, e qui è il nesso con l’America che sia FdI sia la Lega vogliono tenere in primo piano, sarà il passaggio in cui si dirà che l’Occidente non deve dividersi. Ma è la parte economica della risoluzione quella che colpisce maggiormente, anche perché ben diversa dalla proposta di Ursula von der Leyen. Nella risoluzione della maggioranza di governo, infatti, sarà detto chiaramente che il governo è impegnato ad “opporsi ad eventuali tassazioni aggiuntive” per finanziare i piani di riarmo. Piuttosto, e anche questo passaggio dovrebbe essere esplicito, si favoriranno le aziende che vogliano investire nel progetto, seguendo il modello ipotizzato dal ministro Giorgetti anche durante l’Ecofin.
I distinguo della Lega
La mediazione trovata potrebbe servire a scongiurare la minaccia arrivata dalla Lega di votare o comunque valutare le mozioni del Movimento cinque stelle. Nessun voto favorevole, in ogni caso. «La risoluzione dei 5Stelle contro le armi? Magari ci asteniamo, vediamo il parere del governo», ha detto Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, ospite di ‘Un giorno da pecora”, su Rai Radio 1.
L’appuntamento alla Camera
Mercoledì, poi, la premier Giorgia Meloni presenterà il testo delle sue comunicazioni alla Camera dei deputati, dove i parlamentari esprimeranno il loro parere attraverso il voto, ma solo dopo il dibattito e la presentazione delle altre risoluzioni. A differenza di quanto accaduto al Senato, le risoluzioni di minoranza in questo caso non decadono automaticamente, e per questo il governo sta lavorando per trovare un accordo interno e compattarsi, al fine di contrastare le proposte dell’opposizione. Il Partito Democratico, ad esempio, sta cercando di adattare la posizione della segretaria Elly Schlein, rendendola più digeribile anche per i riformisti. La risoluzione del Movimento 5 Stelle, che verrà presentata anche alla Camera, prevede diversi punti chiave. In primo luogo, chiederà al governo «di manifestare, in tutte le sedi istituzionali, nazionali ed europee, la ferma contrarietà del Governo italiano al piano di riarmo europeo “Rearm Europe». Chiedendo in oltre di «sostituire integralmente il piano di riarmo europeo con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell’Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l’economia dell’Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile». Infine, chiedono al governo di esprimere «contrarietà in relazione alla possibilità per gli altri Paesi membri dell’Ue di ricorrere all’utilizzo dei fondi di coesione Ue per finanziare l’aumento della spesa militare». Dopo le votazioni delle risoluzioni e il tradizionale pranzo con il presidente della Repubblica e altri esponenti di governo, Meloni volerà a Bruxelles, dove, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, parteciperà anche alla cena organizzata dal gruppo ECR.