Edoardo Bove e il ritorno in campo col defibrillatore: «Devo capire se posso toglierlo». La chiamata di Eriksen e i «morsi» in ambulanza


Edoardo Bove non sa ancora se potrà tornare o meno a giocare in Serie A, dopo il malore che lo ha colpito lo scorso 1 dicembre in Fiorentina-Inter. Ma un futuro senza calcio, il centrocampista viola non vuole proprio immaginarselo. Dopo quello spaventoso episodio in campo, Bove è costretto a vivere con il defibrillatore. Un ostacolo importante perché possa tornare in campo in Italia, come ha spiegato da Gianluca Gazzoli nel podcast «Passa dal Bsmt».
Il futuro e il defibrillatore
Bove sul suo futuro spiega che sta ancora approfondendo la questione: «La legge italiana non permette di giocare a calcio con il defibrillatore ma non è una questione medica; per questo motivo all’estero certi Stati consentono la pratica agonistica. Nel futuro dovrò fare delle visite importanti che mi diranno se posso toglierlo e, in caso, cosa dovrò fare». Quel che conta al momento è anche la salute mentale, spiega il giocatore: «perché se io non mi sentissi sicuro senza allora cambierebbe tutto. Non c’è ancora nulla di definito quindi e questo mi fa ben sperare nel futuro. Io all’estero? Sì, ci andrei, perché lo devo a me e a tutti i sacrifici che ho fatto. Non mi sentirei di mollare, sono ancora giovane. Dopo il malore ho sentito subito Eriksen, è stato molto carino e mi ha dato tanti consigli».
Che cosa ricorda del malore
Di quella partita, Bove dice di ricordare solo il primo quarto d’ora. Poi il gol di Lautaro e il momento in cui è stato annullato. È stato in quel momento che «già sentivo girarmi un po’ la testa, anche se il cuore lo sentivo battere normalmente. A quel punto mi sono abbassato e quando mi sono rialzato sono andato giù. Non ho mai sentito nulla al petto. Mi sono svegliato all’ospedale senza ricordarmi nulla. Mi hanno detto che in ambulanza ho fatto un bel casino, dopo che mi hanno rianimato cercavo di mordere, ero abbastanza indemoniato, ma non ricordo niente. È incredibile come il nostro cervello scelga cosa ricordarsi o meno».