I vaccini anti Covid-19 non sono «pieni di SV40»


Secondo le affermazioni del professor Angus Dalgleish – udibili in una clip che diversi utenti condividono su Facebook – i vaccini Pfizer sarebbero «tutti pieni di SV40». Torniamo quindi a parlare della presenza di sequenze di DNA del virus delle scimmie e delle sue presunte implicazioni nella salute dei vaccinati contro la Covid-19.
Per chi ha fretta:
- Secondo l’oncologo Angus Dalgleish i vaccini a mRNA di Pfizer sarebbero «pieni di SV40».
- Contaminazioni del virus delle scimmie SV40 vennero realmente trovate nei primi vaccini anti-polio.
- È altrettanto vero che si usa del DNA stampo per la produzione dei vaccini a mRNA.
- Non esistono prove invece che i vaccini Covid siano pericolosamente contaminati da DNA estraneo.
- Non ci sono evidenze nemmeno dell’uso di DNA di SV40 nei vaccini a mRNA.
Analisi
Le condivisioni in oggetto sulla presenza genetica di SV40, riassumono le affermazioni di Dalgleish nella clip. Il post scriptum alla fine fa leva sul principio di autorità, senza menzionare delle reali fonti scientifiche:
“Gli inoculi della Pfizer sono tutti pieni di SV40. Già ai miei tempi iniettavamo SV40 nei topi per fargli sviluppare tumori. E adesso lo stanno iniettando negli esseri umani. Questi capi di Moderna e Pfizer sono semplicemente il male puro, e devono essere ritenuti responsabili”.
Angus Dalgleish, professore di oncologia presso St George’s University of London, durante una recente discussione con il Medical Doctors for COVID Ethics International, descrive come le iniezioni COVID della Pfizer siano “piene di SV40”, che è ciò che viene “messo nei topi per fargli sviluppare tumori”.
PS: il mondo è pieno di complottisti che dicono tutti la stessa cosa.
E casualmente sono tutti luminari nella propria specializzazione.

La narrazione del DNA estraneo SV40 nei vaccini Covid
L’oncologo Angus Dalgleish è una nostra vecchia conoscenza. Assieme al virologo Birger Sørensen aveva suggerito in un preprint che SARS-CoV-2 sarebbe originato in un laboratorio, basandosi su fonti che avevamo visto essere inconsistenti. L’associazione Doctors for COVID Ethics, citata nelle condivisioni in oggetto, è lo stesso nota per aver prodotto e sostenuto fake news sui vaccini Covid, come spiegavamo qui, qui e qui.
Anche altri personaggi vicini al mondo No vax hanno giocato la carta del presunto DNA estraneo nei vaccini a mRNA. Il biologo molecolare Kevin McKernan ha dato inizio a tutto pubblicando un preprint in cui segnalava la presenza di frammenti di DNA nei vaccini Pfizer. In seguito, il biologo Phillip Buckhaults ha replicato le analisi di McKernan confermando la presenza di contaminazioni di DNA. Buckhaults ha stimato che ci sarebbero circa 200 miliardi di frammenti genomici per dose, derivanti dal modello di DNA utilizzato per produrre l’mRNA. Ma lo stesso Buckhaults ha successivamente corretto le sue affermazioni sui rischi, definendole «teoriche» e rassicurando sulla sicurezza delle vaccinazioni passate.
Nella nostra Guida spiegavamo che per accelerare la produzione dei vaccini a mRNA si usano anelli di DNA chiamati plasmidi, mediante alcuni batteri. Questi si moltiplicano in colture. Si producono così numerose copie della sequenza di DNA usato come “stampo”, da cui si ottiene l’mRNA corrispondente. Secondo il dottor Robert Malone, figura di riferimento per i No-vax, un brevetto di Moderna del 2019 dimostrerebbe che l’azienda è consapevole dei rischi di “mutagenesi inserzionale” dovuti ai residui di questi frammenti di DNA residuo.
Il chirurgo generale della Florida, Joseph Ladapo, ha espresso preoccupazioni simili, basandosi sul preprint di McKernan e sulla presenza di sequenze di DNA del virus delle scimmie SV40. Sia McKernan che gli autori dello studio citato nella fonte riconoscono i limiti delle loro analisi, in particolare per quanto riguarda le condizioni di conservazione dei campioni di vaccino analizzati. Come spiegava Tanya Lewis nella sua analisi per Scientific American, non risulta affatto l’uso di DNA del SV40 nella produzione dei vaccini a mRNA. È emblematico notare che tale contaminante si palesò realmente in passato nei primi vaccini anti-polio, senza riscontrare eventi avversi collegati, come l’insorgere di tumori. Si tratta per altro di un vecchio bersaglio delle narrazioni No vax.
Conclusioni
Abbiamo visto che le affermazioni di Angus Dalgleish sulle fantomatiche tracce genetiche di SV40 nei vaccini a mRNA sono mere congetture, per altro già smentite in precedenza. Lo stesso personaggio aveva sostenuto in passatto tesi pseudoscientifiche, come quelle che suggerivano una origine artificiale di SARS-CoV-2. La stessa associazione con cui avrebbe collaborato, Doctors for COVID Ethics, ha prodotto e diffuso in passato diverse fake news sui vaccini Covid.
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