«Fai un cappio, ammazzati e zitto»: le chat del 18enne che ha incitato Andrea Prospero a uccidersi


«Non ne posso più dell’università. Non mi piace dividere la stanza con un estraneo. Neanche vado a mensa perché sono a disagio con i miei denti». Andrea Prospero aveva confessato al ragazzo romano del quartiere Prenestino il suo disagio esistenziale. E lui, secondo l’accusa della procura di Perugia, lo ha incitato a uccidersi. Di più. Su Telegram quest’ultimo scriveva: «Stiamo parlando con un morto, speriamo che sto coglione non ha lasciato la chat aperta sennò mi sgamano». Alle 13 del giorno in cui il ragazzo di Lanciano si era appena tolto la vita.
Il suicidio di Andrea Prospero
L’accusa al 18enne arrestato ieri è quella di «averne rafforzato il proposito suicidario, a volte con durezza, ma anche in modo da indurre in lui il convincimento di portare a termine il proposito di togliersi la vita», scrive il gip Margherita Amodeo. Nella chat in cui era entrato da un anno Prospero aveva trovato un coetaneo con cui parlare. Gli aveva raccontato le sue difficoltà. Aveva affittato la stanza di un ostello racimolando soldi online con piccoli commerci illegali. E in cui acquistava farmaci per l’ansia, rilevati in grandi quantità dall’esame dei capelli durante l’autopsia. L’altro, il 18enne, lo incitava da settembre. Prima gli suggerisce di procurarsi «una corda e uno sgabello». E quando Andrea gli dice che vuole rimediare una pistola Glock, gli risponde: «E dove la compri?».
L’ultima conversazione
L’ultimo dialogo va avanti per una mattina. «Prendi una corda, fai un cappio e legala in alto», gli suggerisce. Andrea mostra il nodo in foto ma poi dice: «Così no, non ho il coraggio». A quel punto l’altro gli suggerisce di prendere l’ossicodone: «Ce la puoi fare, vai, ammazzati. Fallo e stai zitto. Prendili tutti assieme, mandali giù direttamente con il cellophane, beviti una bottiglia di vino e non senti dolore. L’oxy dà piacere». A procurarglielo è stato l’altro ragazzo indagato. «È morto davvero, chiamiamo ambulanza?», dice il terzo utente della chat. Ma poi concordano: «Un po’ di ca… nostri».
«Cazzo, non mi risponde più»
«Cazzo, non mi risponde più, vuoi vedere che è morto davvero?», dice ancora il 18enne agli altri della community. Il 18enne arrestato è stato preso a casa dopo la scuola. Quando ha visto gli agenti della squadra mobile di Perugia ha cominciato a tremare. «Di nuovo?», ha esclamato il padre. Il ragazzo del quartiere Prenestino frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori in un istituto della zona. È finito nei guai per detenzione e spaccio di piccole quantità di stupefacenti e perché trovato in possesso di «un oggetto atto ad offendere», un coltellino. L’altro indagato è invece di Afragola in provincia di Napoli. Ha i genitori separati e il padre è sparito da tempo. Si procura oppiacei da rivendere online. Il ragazzo romano è assistito dall’avvocato Alessandro Ricci.
Trentacinque minuti
Prospero si è riempito di Xanax e ossicodone in 35 minuti. Quel 24 gennaio i due erano a 177 chilometri di distanza. «Sono un senzapalle», diceva Andrea. L’altro rispondeva: «Ammazzati e zitto. Senza fare scene». I nickname che usavano erano Valemno e Criss. «Dovevamo prenderlo insieme, infame», dice il 18enne. Poi invita nella chat un terzo utente: «Entra in call, parla con un morto». E ancora: «Ce la puoi fare. Mangia tutto, senza togliere la plastica», scrive Valemno. «Intanto, Xanax come dessert», dice Andrea inviando pure la foto del blister. «Beviti una bottiglia di vino. Così muori», insiste il romano. «Entro quanto fa effetto?», chiede Prospero. «Sei morto. Cinque minuti e svieni».
L’ultimo messaggio
Alle 12, 51 minuti e 12 secondi Andrea manda l’ultimo messaggio: «Non ho foto salvate». Poi il silenzio. E la morte. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone fa sapere che Valemno non allerta i soccorsi. Per paura di farsi beccare. Il 18enne romano, noto anche come Subito su Telegram, gli aveva dato altre istruzioni: «Se vai allo studentato ti devi portare corda e sgabello». «Sennò vai in overdose, due pasticche di Oxy e stai a posto… Con 160 mg di Oxy è certo che muori. Così almeno ti diverti tantissimo prima di morire». Al 18enne di Afragola la polizia ha trovato in casa 10 mila euro. «Questo dimostra quanto sia particolarmente lucroso questo giro», ha sottolineato Cantone.
Cos’è l’ossicodone
L’ossicodone, spiega il Corriere della Sera, è un farmaco appartenente alla classe degli oppioidi. Si usa nelle cure palliative nei casi di dolore cronico ed episodico, ed è ampiamente impiegato nei pazienti oncologici. Prospero lo ha assunto insieme a benzodiazepine, una classe di psicofarmaci con effetto sedativo. L’utilizzo combinato di ossicodone e benzodiazepine ha prodotto un effetto depressivo sul sistema respiratorio e cardiovascolare del ragazzo, che lo ha portato alla morte.
La madre del 18enne arrestato
Il Messaggero parla con la madre del 18enne arrestato. «Mi crolla il mondo addosso, anzi già è crollato», dice lei. «Mio figlio è in casa. Lo guardiamo a vista, non lo lasciamo mai solo. Facciamo i turni il padre e io perché abbiamo paura che compia un gesto estremo, che arrivi a togliersi la vita», aggiunge. Lei fa l’infermiera in uno dei policlinici universitari di Roma, come il marito.
«Pochi giorni fa ci hanno chiamato dalla scuola. Mio figlio studia al quarto anno delle superiori. Si è presentato a lezione strafatto, ha problemi di tossicodipendenza. Era talmente fuori di se che l’hanno dovuto portare via con l’ambulanza. Nel suo zaino, insieme con i libri, la polizia ha trovato dell’ossicodone e una polvere bianca che non so che cosa sia e per questo è stato denunciato a piede libero. Da allora lo controlliamo a vista. Credevo che lei ora mi chiedesse di questo…».
Il pronto soccorso
«Quando mio figlio è arrivato al pronto soccorso non ha voluto confidarsi con noi genitori e nemmeno con i fratelli, lui è il più piccolo di quattro. Siamo persone perbene, uno dei nostri ragazzi fa il poliziotto. Però lui è molto chiuso e riservato, sempre con il telefonino in mano. Eppure, mi creda, li abbiamo sempre seguiti i nostri figli, abbiamo parlato con loro dei pericoli della rete e delle droghe. Lui sta male, noi non sappiamo come fare, è una cosa più grande di noi. Mio marito e io curiamo gli altri, ma ci sentiamo molto soli e impotenti in questo: è il nostro cruccio».
«Vede? Questi sono i fogli delle visite specialistiche da fare: il primo appuntamento ce lo hanno dato solo per la fine di aprile. Mio figlio deve seguire un percorso: è ostaggio di droghe sintetiche, di mefedrone e benzodiazepine. Aveva avuto un’altra crisi l’anno scorso che sembrava superata. Io avevo preso l’aspettativa per aiutarlo. Poi, improvvisamente, da fine gennaio ha riavuto problemi fino alla crisi a scuola. E ora che ci penso tutto torna», continua.
Il ragazzo di Perugia
«Sono cardiopatica, devo parlare con l’avvocato, non sapevo nulla, è sconvolgente. Però è vero: quel ragazzo di Perugia è morto a fine gennaio e mio figlio ha ripreso a stare male proprio in quel periodo, non può essere solo una coincidenza. Io non so come faccia a reperire la droga, forse da internet, chi la vende a questi ragazzi va punito. Lui sta sempre con quel maledetto telefono, la Playstation gliel’ho tolta, ci giocava troppo. Si è chiuso in se stesso, sta male. Forse lo stesso malessere di Andrea, una disperazione», conclude.