Turchia, il sindaco di Istanbul Imamoglu in arresto per corruzione e terrorismo: è il principale rivale di Erdogan per la presidenza


Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e principale oppositore politico del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, è stato arrestato stamattina nella sua abitazione insieme a decine di collaboratori e membri del suo partito Chp (il Partito popolare repubblicano). A darne l’annuncio c on un video sui social media lo stesso 53enne. A marzo sarebbe stato scelto dai suoi sostenitori come candidato alla presidenza e quindi rivale diretto di Erdoğan. Le accuse, secondo quanto si apprende dall’ufficio del procuratore della capitale, sono di corruzione, estorsione e «favoreggiamento nei confronti del Pkk». Ovvero il Partito dei lavoratori del Kurdistan che Ankara ritiene un’organizzazione terroristica.
L’organizzazione criminale
Ma Imamoglu sarebbe anche ritenuto responsabile di essere a capo di una «organizzazione criminale a scopo di lucro». Le accuse di «terrorismo» sono state formulate anche contro altri sette indagati, che si troverebbero ora insieme al sindaco di Istanbul nel quartier generale della polizia. Intanto la prefettura della capitale ha vietato per i prossimi quattro giorni qualunque tipologia di manifestazione o lettura pubblica in sostegno del candidato del Chp. E da Ankara avrebbero limitato su tutto il Paese l’accesso a tutte le piattaforme dei social media, tra cui X, Instagram e TikTok.
Millet iradesine darbe vuruluyor. pic.twitter.com/waXHu23ZVN
— Ekrem İmamoğlu (@ekrem_imamoglu) March 19, 2025
L’arresto e la denuncia: «Siamo di fronte a tirannia»
«Centinaia di poliziotti sono arrivati alla mia porta. La polizia ha fatto irruzione e ha bussato alla mia porta. Mi affido alla mia nazione», ha detto lo stesso Ekrem Imamoglu nel video pubblicato sui suoi canali social. È di fretta, si sta allacciando una cravatta pronto a consegnarsi nelle mani degli agenti. Come lui un altro centinaio di persone allo stesso momento, stando a quanto riferisce il Guardian. Le strade attorno alla sua abitazione sono state chiuse, così come la stazione della metropolitana di piazza Taksim, nel centro di Istanbul. Proibito ogni segno di dissenso, ogni manifestazione, ogni proclama pubblico in sostegno al «terrorista Imamoglu».
Colui che alla fine del mese, in qualità di unico candidato del suo partito, sarebbe stato indicato dal Partito popolare repubblicano come avversario numero uno di Recep Tayyip Erdoğan per le presidenziali previste per il 2028, che però saranno probabilmente anticipate. «Siamo di fronte a una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò», ha insistito nel video Imamoglu. Parole a cui ha fatto eco il leader del suo partito Özgur Özel: «È un colpo di forza per ostacolare la volontà del popolo, un colpo contro il prossimo presidente della Turchia».
La perquisizione, l’annullamento della laurea e i 5 procedimenti a carico di Imamoglu
L’arresto ha seguito una lunga serie di atti che, tra decisioni giudiziarie e indagini da parte della prefettura di Istanbul, sembrerebbero programmati per ostacolare politicamente Ekrem Imamoglu. Nella giornata di ieri, martedì 18 marzo, la sua abitazione era stata perquisita. Non solo. L’Università di Istanbul aveva annullato il suo diploma di laurea per presunte irregolarità nel suo trasferimento da un ateneo di Cipro alla facoltà di amministrazione aziendale. Una decisione che, secondo quanto stabilisce la Costituzione turca, avrebbe di fatto escluso Imamoglu dalla corsa per Ankara, essendo che la laurea è un prerequisito fondamentale per diventare Capo di Stato. Non solo.
A suo carico sono in corso ben cinque procedimenti giudiziari, due dei quali iniziati proprio due mesi fa quando le primarie del Chp erano ormai vicine. Nel 2023 era stato condannato per «insulti a funzionari della commissione elettorale», con conseguente interdizione politica e impossibilità di candidarsi alla presidenza. Sarebbe poi stato anche accusato di aver tentato di influenzare un funzioario giudiziario che stava indagando sui comuni guidati dal suo partito. «La marcia del nostro popolo, assetato di giustizia, legge e democrazia, non può essere fermata», è il suo messaggio su X.