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«Vi spiego perché Giorgia Meloni ha ragione sul Manifesto di Ventotene»

20 Marzo 2025 - 05:46 Alba Romano
giorgia meloni manifesto ventotene
giorgia meloni manifesto ventotene
Pierluigi Battista: «Quel manifesto va letto. E se lo leggi ti accorgi che non c’è scritto “viva l’Europa”. C’è scritto cosa loro volevano che diventasse l’Europa»

Il giornalista ed ex vicedirettore del Corriere della Sera Pierluigi Battista dice che Giorgia Meloni ha ragione sul Manifesto di Ventotene. E lo dice «da sincero liberale e da persona che ha un grande rispetto per Spinelli e Rossi, che stavano a Ventotene al confino e non in vacanza» in un’intervista a Hoara Borselli per Il Giornale. Secondo Battista «quel manifesto va letto. E se lo leggi ti accorgi che non c’è scritto “viva l’Europa”. C’è scritto cosa loro volevano che diventasse l’Europa». Ovvero: «Un superstato che abolisse per decreto gli stati nazionali, diretto da una “dittatura rivoluzionaria”, c’è scritto proprio così. Cioè da una oligarchia che si autonominava depositaria dei valori da incarnare a prescindere da qualsiasi forma di consultazione popolare».

Il governo dei migliori

E questo avrebbe dovuto escludere il voto: «Sì, perché si dice nel manifesto che il popolo è “immaturo” (testuale) e che la normale metodologia democratica non può funzionare finché il popolo non diventa maturo. Il compito della oligarchia rivoluzionaria è di educare il popolo alla Ragione. È il vecchio mito di Platone, del re filosofo. È la cosa più antidemocratica che esista al mondo». Il governo dei migliori: «Sì, l’idea che esista una categoria di ottimati, di filosofi, che sanno qual è il bene del mondo e lo impongono». Mentre «l’idea del liberalismo democratico è il pluralismo, il conflitto di opinioni. E questa idea è costituiva dell’Europa. Non Ventotene». E c’è la questione della proprietà privata: «Il manifesto dice: no alla statalizzazione comunista. Però saranno gli ottimati a dire dove deve stare e come debba funzionare la proprietà privata. Saranno gli ottimati a dire ai capitalisti: devi fare così, devi fare così».

L’antifascismo illiberale

Battista dice che quello di Rossi e Spinelli è un antifascismo illiberale: «C’è una parte della Resistenza che era convinta che la guerra partigiana avesse due tappe. La prima per liberarsi del fascismo, la seconda per liberarsi del capitalismo. Il comunismo è antifascismo ma non è democratico. Ci sono comunisti ammirevoli che erano contro la dittatura fascista ma non per un modello antagonista a ogni dittatura». Ma Spinelli non era comunista, «era un giacobino azionista». E l’azionismo nella costruzione della democrazia italiana ha avuto un ruolo «molto minoritario. Gli azionisti fiancheggiavano il Pci. Lei forse conosce questa battuta di Cossiga: “peggio dei comunisti ci sono solo i filocomunisti…”. Il partito d’Azione ebbe un ruolo molto minoritario. Alla fine la lotta politica è stata tra i due partiti popolari: Dc e Pci. Nel 1948 l’Italia sancì il suo ingresso nelle democrazia occidentali con la vittoria della Dc».

L’Europa e Ventotene

Ma, avverte Battista, va anche detto che «nessuno in Europa vuole Ventotene. Merz, che ha appena vinto in Germania, non è un giacobino. I socialisti europei non vogliono Spinelli e Rossi, vogliono solo un’Europa spostata a sinistra. Si può essere europeisti senza Spinelli». Ma questo caos su Ventotene viene fuori «perché i giovani politici non sanno. Non conoscono la storia, non sanno cosa succedeva nel ’41. Non sanno neppure che nel ’41 l’Urss era ancora alleata di Hitler e l’unico che si opponeva al nazismo era Churchill».

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