In Italia calano i NEET, ma quasi 900mila ragazzi non cercano neppure un lavoro – Il rapporto


C’è un bug nel mercato del lavoro italiano, e si chiama NEET. Sono i giovani (tra i 15 e 29 anni) che non studiano, non lavorano e non partecipano ad attività di formazione. Il vulnus generazionale l’Italia se lo porta dietro ormai da tempo, ma se non altro nel 2024 è stato parzialmente arginato. Secondo i dati diffusi oggi nel primo bollettino sul mercato del lavoro realizzato dal Cnel, nell’anno alle spalle il numero complessivo dei NEET è calato del 4,8%, a un totale di 1,34 milioni di persone. Tante, troppe comunque. Specialmente se si guarda ai comportamenti quotidiani di quella fetta di popolazione fuori dal mondo del lavoro. Un terzo di loro – poco più di 450mila persone – è considerato formalmente “disoccupato”. Ciò significa che sta cercando attivamente lavoro, ma non lo trova. Ma ben i due terzi di quella platea – ossia 889.760 ragazze e ragazzi – è considerato invece “inattivo”. Significa che un lavoro, al momento, non lo sta neppure cercando – vuoi per sfiducia, vuoi per mancanza di volontà, vuoi perché sta valutando altri percorsi, ad esempio di studio o formazione. Questa fetta di NEET si divide a sua volta quasi esattamente in due, emerge ancora dai dati raccolti dal Cnel, l’organismo consultivo ora guidato da Renato Brunetta: la metà non ha cercato lavoro nell’ultimo mese, ma «sarebbe disposto a farlo a determinate circostanze». L’altra metà (il 33,9% dei NEET nel complesso) non cerca lavoro né sarebbe disponibile. Dei quasi 890milla giovani italiani inattivi, va ancora notato, 158.120 sono laureati.