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Meloni e il Manifesto di Ventotene, proteste anche in Senato. Paita (Iv): «Vergognoso estrapolare frasi in quel modo»

20 Marzo 2025 - 11:34 Sofia Spagnoli
Magni, Avs: «Attaccare il Manifesto vuol dire rinnegare la storia e le fondamenta della Repubblica»

Gli strascichi della bagarre tra opposizione e Giorgia Meloni alla Camera dei deputati, scatenata ieri, 19 marzo, dalla lettura della premier di alcuni passi del Manifesto di Ventotene – concluso dalla frase “non è la mia Europa” – arrivano fino in Senato. Tra i banchi di Palazzo Madama, le opposizioni si infiammano a difesa di quel testo, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi (antifascisti perseguitati e uccisi dal regime di Mussolini), considerato da molti il manifesto fondativo di un’Europa federale e unificata.

«Vergognoso estrapolare frasi»

La prima a intervenire a inizio seduta è Raffaella Paita, senatrice di Italia Viva, che vuole «stigmatizzare le parole» usate ieri alla Camera dalla premier. «Quello che è accaduto ieri è grave per la democrazia e per l’Europa – ha detto tra le urla e le proteste dei parlamentari – estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso. Quanto avvenuto ieri disonora il paese e non rende giustizia all’Europa e alla Resistenza antifascista. È una brutta pagina».

Le critiche di Avs e Pd

«Attaccare il Manifesto di Ventotene – interviene anche il senatore di Alleanza verdi e sinistra Tino Magni – vuol dire rinnegare la storia e le fondamenta della Repubblica». «Il Presidente della Repubblica Mattarella – ricorda Dario Parrini, del pd, mentre dai banchi del centrodestra si alzano sempre più impetuose le urla – è andato a Ventotene a portare un fiore» a chi «è stato al confino per difendere la libertà e quello che è il fondamento della nostra Costituzione»

«Diversivo per nascondere crollo produzione»

Le proteste si spostano sui social. Per la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone dei Cinque stelle, Meloni avrebbe usato la lettura del manifesto come «diversivo per nascondere il crollo della produzione industriale, ormai in negativo da due anni, o i salari da fame, o l’aumento delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, o l’irrilevanza italiana in politica estera, o l’aver abbandonato l’Ucraina, o il silenzio sulla strage in Palestina». E prosegue: «Una tattica che mira anche a nascondere le crepe di una maggioranza tutt’altro che compatta, ma che nonostante tutto appoggia la follia bellicista del ReArm Europe, anziché dedicare risorse a sanità, scuola, trasporti, lavoro. Può darsi che, ancora una volta, riuscirà a nascondere i fallimenti con l’ennesima polemica, ma prima o poi i nodi verranno al pettine e gli italiani terranno conto dei suoi disastri».

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