Lucio Corsi e la vita dopo Sanremo: «Ho più amici fuori, ma la “Luciomania” mi rende felice» – L’intervista

Si intitola Volevo essere un duro il nuovo album di Lucio Corsi, il primo dopo il clamoroso exploit sanremese e la conseguente mania per tutto ciò che lo riguarda. Un disco cantautorale vecchio stile, pieno di storie, condizionato da quella delicatezza con cui il cantautore toscano, 31 anni, ha conquistato il largo pubblico sul più scottante dei palchi del palinsesto italiano. Come rivela a Open, la partecipazione al Festival di Sanremo è stata strettamente legata a questo mucchio di canzoni in preparazione, era questo il momento giusto per provare il grande salto e meglio di così non poteva andare. Volevo essere un duro infatti ha raccolto in poco più di un mese oltre 27 milioni di stream su Spotify, oltre 8 e mezzo di visualizzazioni del video su YouTube per uno di quei casi di artista che vince Sanremo senza vincere Sanremo, una categoria a parte ma solida nella storia della kermesse. A tanto clamore Lucio Corsi risponde con la semplicità del musicista: fa paura questo meccanismo che si è innescato e che lo ha catapultato ai vertici della discografia italiana? Fa paura la responsabilità di dimostrare che il cantautorato italiano può essere anche economicamente performante? «No, nessun timore, mi fa suonare di più ed è una cosa che mi sta facendo felice». Semplice. «Se viene visto come un buon momento per il cantautorato – aggiunge – sono contento e va affrontato senza paura, ma bisogna essere coscienti che le cose vanno, poi ritornano giù, poi ritornano a galla…bisogna far pace con queste onde». I riferimenti al cantautorato della nostra tradizione, la vita semplice che si trova nelle sue canzoni, una pulizia di pensiero e di intento artistico: ma cos’è che piace così tanto di Lucio Corsi? Lo abbiamo chiesto all’interessato: «Non lo so e non lo voglio nemmeno scoprire, altrimenti ti viene la tentazione di replicarla e non voglio cadere in quel tranello»