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Teorie del complotto: la leggenda del «proiettile magico»

Torniamo ai tempi degli spari. Era davvero possibile a una persona come Oswald produrre tre colpi, portandone a segno due, in poco più di cinque secondi? Sono state fatte delle ricostruzioni dove effettivamente risulta possibile sparare tre colpi nell’arco ci 5,6 secondi, con tanto di bersaglio in movimento. La prima risale al 1967, ed è stata trasmessa dalla CBS nell’ambito di una inchiesta televisiva diretta da Walter Cronkite.

Sostenere che Oswald in particolare non avrebbe potuto farcela, in quanto ritenuto un pessimo tiratore ai tempi in cui servì nei Marines, lascia il tempo che trova. Ottenne infatti la qualifica di «tiratore sceltissimo». È vero che poi “peggiorò”, scendendo al rango di «tiratore scelto». Insomma, se c’era qualcuno in grado di sparare tre colpi in 5,6 secondi, portandone a segno due, quello era proprio Oswald.

Se il primo colpo mancò il bersaglio il secondo invece trapassò il corpo di Kennedy e del governatore del Texas John Connally. Ma stando ai punti in cui il proiettile entra ed esce si evincerebbe un percorso impossibile, definito dai teorici del complotto «magic-bullet» (proiettile magico). Se invece si ipotizza la presenza di almeno un secondo cecchino, allora si tratterebbe di considerare due proiettili sparati da punti diversi. Una tesi che secondo i complottisti farebbe tornare i conti.

In realtà i conti tornano già molto bene, se si tiene conto di come erano realmente posizionati Kennedy e Connally quando vennero trapassati dal secondo proiettile. Le ricostruzioni presentate dagli autori complottisti danno per scontato che Connally sedesse alla stessa altezza di Kennedy, mentre stava più in basso e più all’interno. Al momento del secondo sparo la vettura sstava girando verso destra. L’angolo di penetrazione del secondo colpo nella schiena di Kennedy, calcolato in 20 gradi dai medici che effettuarono l’autopsia, indica che quella pallottola fu sparata dall’alto, e la finestra del sesto piano del deposito dei libri era in una posizione ideale per infliggere quel tipo di ferita.

L’autopsia stabilì che il foro nella schiena di Kennedy e quello alla gola erano legati a un unico proiettile. Descrive chiaramente i segni lasciati dal proiettile, evidenziando il suo percorso attraverso i tessuti sopra-scapolari, la pleura, il polmone, i muscoli del collo, danneggiando la trachea e uscendo dalla parte anteriore. Soprattutto, le radiografie non evidenziano alcun proiettile rimasto nel corpo del presidente. Ne risulta che la traiettoria del secondo colpo è necessariamente lineare.