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Il bimbo che sfida la Sharia e a sette anni salva la mamma: «Lei costretta ad abortire se la figlia era femmina»

21 Marzo 2025 - 07:16 Alba Romano
figlio salva madre sharia
figlio salva madre sharia
La storia: una donna a Torino costretta a vivere per 10 anni sotto la legge islamica che le imponeva il marito

Un bambino di sette anni ha denunciato il padre che picchiava la madre. Costretta da dieci anni a vivere secondo la legge islamica che il marito le imponeva. La donna veniva picchiata e stuprata. Ma anche costretta ad abortire se il feto era femmina. Perché «le femmine portano solo guai». Lei poteva uscire di casa solo con il marito, era controllata a vista dalla suocera e dalla cognata e non poteva imparare l’italiano né lavorare. Non aveva nemmeno le chiavi di casa. La storia la racconta oggi La Stampa, partendo dagli atti giudiziari.

Allah è grande

«Di fatto lui esercitava una facoltà consentita dall’Islam, di sciogliere il vincolo davanti a Dio ma senza formalizzare il divorzio, anzi, minacciando lei di non farlo e costringendola a stare con lui», secondo i giudici. La gip Paola Odilia Meroni nei giorni scorsi ha ordinato per l’indagato il divieto di avvicinamento ad almeno un chilometro dalla donna e dai figli. Oltre al divieto di comunicazioni e al braccialetto elettronico. La donna è stata costretta a sentire «espressioni denigratorie e mortificanti, a subire plurime coercizioni della libertà personale e plurime percosse volte alla sua educazione, ottenuta facendo leva sulla sua sofferenza». «O mi obbedisci o ti ripudio», diceva lui. E ancora: «Allah è grande. Lei è una puttana».

Il bambino

Nello stesso giorno in cui il bimbo chiamava la polizia, una delle volontarie del dopo scuola riusciva a mettersi in contatto con lui: «Gli ho telefonato per caso. Per chiedergli come mai non era venuto all’oratorio. Lui mi ha detto che non poteva stare al telefono. Perché stava per arrivare la polizia, perché il padre picchiava la madre. Sono rimasta sconvolta. La mamma non mi aveva mai detto niente. Mai una parola». Le sue avvocate, Stefania Agagliate e Silvia Bregliano, le hanno trovato una sistemazione di fortuna. Lui è ancora piede libero.

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