Anziana con demenza senile morta dopo aver bevuto sapone liquido: tre anni alla figlia per abbandono di incapace


È stata condannata a tre anni di reclusione la figlia della 80enne che, nel febbraio 2022 a Desio, aveva ingerito sapone liquido ed era morta per alcune complicanze polmonari dovute all’ingestione. L’anziana, residente in Brianza, soffriva da tempo di demenza senile e Alzheimer ed era stata trovata la mattina successiva in fin di vita dalla badante. Inutile il trasporto d’urgenza in ospedale. Ora la figlia 57enne, Laura T., è stata condannata con l’accusa di abbandono di incapace e per lei è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Il fratello dell’imputata, Stefano T., ha invece scelto il rito abbreviato, che inizierà a maggio davanti al gip del tribunale di Monza.
I fatti del febbraio 2022
Secondo le ricostruzioni fatte dagli inquirenti, la 80enne viveva con il marito, anche lui affetto da demenza senile. I due figli avevano affidato le cure degli anziani genitori a una badante, chiedendole però «solo poche ore di aiuto settimanale, senza garantire una presenza costante accanto alla madre». La mattina dell’8 febbraio 2022 un’assistente inviata dal Comune aveva trovato la donna a letto che diceva di avere molta sete. Le condizioni di salute erano poi precipitate, a causa dell’ingestione la sera prima di sapone liquido, causandone il decesso. L’autopsia aveva infatti stabilito che a causare la morte erano state una serie di complicanze polmonari derivanti dal liquido per lavarsi le mani.
La posizione dell’accusa: «Non ha garantito supporto continuativo»
L’accusa di abbandono di persona incapace era inizialmente stata estesa ai due figli, all’addetta ai servizi sociali e all’assistente per anziani. Per queste ultime la procura aveva però chiesto, e ottenuto, l’archiviazione del fascicolo. Riguardo i due figli, invece, la pm Francesca Gentilini ha sottolineato l’assenza di un «supporto continuativo e interrotto» ai genitori, che non erano in grado di essere autosufficienti. «Non bastano due ore di assistenza al giorno, cibi precotti e igiene personale delegata a persone sempre diverse», ha detto la pubblico ministero. «Se la donna fosse stata sorvegliata h24 e la casa fosse stata adeguatamente attrezzata, non avrebbe potuto ingerire il sapone».
Il degrado secondo la colf: «Feci, scarafaggi e urla. Ma la figlia diceva di occuparsene lei»
A ciò si è aggiunto anche il racconto dell’assistente per anziani, che ha parlato di una situazione in casa ai limiti del degrado: «La situazione in casa era di degrado: trovavo feci in giro, scarafaggi e addirittura i vicini si lamentavano del cattivo odore proveniente dalla casa e delle urla della donna. Il marito, a causa del suo stato cognitivo, usava le tende per pulirsi e a volte si vestiva in modo inappropriato, magari con due cravatte ma senza maglietta».
Non solo. In casa mancavano strumenti essenziali di assistenza per i più anziani: da un semplice girello alla carrozzina fino al materasso antidecubito. «Negli ultimi mesi cadeva ogni giorno e io dovevo chiamare il 118 quotidianamente. Segnalavo continuamente ai figli la necessità di una maggiore assistenza da parte di una badante, perché io mi occupavo solo della pulizia di casa. Ma la figlia diceva che se ne occupava lei». Nove mesi prima del decesso, la 80enne era stata ricoverata per una caduta, che le aveva causato la rottura del polso.