Giacomo Saccomanno morto a 2 anni al Bambino Gesù di Roma, il nonno: «I chirurghi erano in festa per il Capodanno»


Giacomo Saccomanno è morto all’ospedale Bambino Gesù di Roma a due anni. La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di sei cardiologi. Ovvero Mario Salvatore Russo, Antonio Ammirati, Roberta Iacobelli, Sonia Albanese e Matteo Trezzi. Sono tutti accusati di omicidio colposo. La storia del bambino comincia il 14 settembre 2016: nasce con un «blocco atrioventricolare completo congenito». Un primo intervento chirurgico si effettua a Taormina nel primo giorno di vita. La sua famiglia dalla Calabria arriva a Roma per affidarsi a un centro di eccellenza.
La morte di Giacomo
L’edizione romana di Repubblica scrive che il 26 aprile del 2018 i cardiologi Russo e Ammirati visitano Giacomo al Bambino Gesù di Roma. «Riscontrano un ingrandimento atriale destro » , si legge negli atti. « Non rilevano però la presenza di rettilineizzazione del pacemaker, dell’elettrocatetere e degli elettrodi, che appaiono dislocati con ampie curve verso il mediastino superiore». E quindi non si accorgono del « potenziale strangolamento in atto». Secondo l’accusa avrebbero dovuto prescrivere raggi al torace in posizione laterale. Il 27 aprile Russo lo sottopone a un elettrocardiogramma. E rileva una « lieve dilatazione e ipertrofia del ventricolo destro», oltre a «insufficienza polmonare».
La diagnosi
Il dottore consiglia un angio-TC del circolo polmonare quando avrebbe dovuto prescrivere d’urgenza una Tac al cuore, sempre secondo l’accusa. Il 12 novembre 2018 Giacomo è di nuovo in ospedale per un’altra Tac. Il 21 dicembre è ancora al Bambino Gesù, dove incontra la dottoressa Iacobelli, che rileva diverse problematiche ma non prescrive una dimissione protetta. A Capodanno, mentre è in Calabria con la famiglia, finisce all’ospedale di Polistena. Poi arriva al Bambino Gesù, ma non viene operato subito. Solo l’1 gennaio del 2019, «con macroscopico ritardo». E qui le canule arteriose e venose vengono posizionate male. Giacomo muore il 3 gennaio.
La festa di Capodanno
Il nonno di Giacomo, che si chiama Giacomo Francesco, racconta al quotidiano che «eravamo tutti all’ospedale di Polistena. I medici hanno detto “se rimane qui muore, non possiamo fare niente”. Quindi è partito un aereo militare. Io sono andato in macchina. Correvo così tanto che sono arrivato insieme all’aereo. Arrivati in ospedale non si è trovata l’equipe. Una dottoressa ha dato disposizione che il bambino venisse stabilizzato per operarlo il giorno dopo. Ma alle 5 di mattina ci hanno detto che era morto». Il bambino «è rimasto senza ossigenazione per due o tre ore, Tutto questo lo abbiamo scoperto solo con le indagini difensive». Secondo il nonno per operarlo subito non si è trovata l’équipe. Perché i chirurghi erano in festa per il Capodanno: «Non si va a un veglione al posto di salvare un bambino».