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Il nuovo decreto Albania per trasformare gli hotspot in Cpr: «Così cacceremo chi rende l’Italia insicura»

giorgia meloni matteo piantedosi decreto albania cpr
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Il piano di Meloni e Piantedosi. Sul modello dei return hubs dell'Ue. Il nuovo provvedimento e l'ostacolo Edi Rama. Il Cdm previsto in settimana

Il nuovo decreto Albania è pronto ad arrivare in consiglio dei ministri. E probabilmente succederà in settimana. Giorgia Meloni vuole cambiare tutto sugli hotspot di Gjader e Shëngjin. E trasformare i centri in Cpr (centri di permanenza e rimpatrio). Il governo pensa che il nuovo sistema dell’Ue per i rimpatri degli irregolari con i return hubs calzi a pennello con la definizione dei luoghi già approntati. E lavora a un nuovo provvedimento. Per trasformare i due hotspot in Centri di permanenza per i rimpatri. In modo da aggirare la convalida dei giudici per i trattenimenti.

Da hotspot a Cpr

Questa, spiega il Messaggero, è l’opzione sul tavolo. Le due strutture saranno convertite in Cpr per gli irregolari già presenti in Italia e su cui pende un decreto di espulsione. In questo modo l’esecutivo vuole sottrarsi alle sentenze dei giudici che hanno fatto a pezzi il suo sistema. Il nuovo regolamento Ue prevede proprio gli hub nei paesi terzi. E il decreto è già pronto al ministero dell’Interno. Ma c’è un problema che si chiama Edi Rama. Il premier albanese infatti dovrà firmare un nuovo accordo per cambiare le regole su Gjader e Shëngjin. Ma dopo le critiche dell’opposizione la situazione a Tirana non è poi così liscia. Anche in vista delle elezioni in Albania, che si svolgeranno l’11 maggio 2025. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva già annunciato cinque nuovi Cpr.

Sulla scia di Guantanamo

Anche se la sentenza della Corte europea è prevista a maggio 2025. L’idea della premier sulla scia di Trump e Guantanamo diventa quindi l’ultima spiaggia per salvare i centri dall’accusa di aver sprecato soldi in opere inutili. E proprio oggi Piantedosi in un’intervista a La Stampa conferma l’ipotesi di cambiare «ragione sociale» ai centri. «Potrebbero avere un ruolo per rafforzare il sistema per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia», dice il responsabile del Viminale. Che ha lavorato al cambio in prima persona. Grazie ai Cpr, ragiona Pianterosi, «potremo così riportare a casa i soggetti che, altrimenti, finiscono per rendere le nostre città meno sicure. I rimpatri sono un tema che sta affermandosi nel dibattito politico in tutto il mondo, anche oltreoceano. A noi, oramai, lo chiede l’Europa. Finalmente. Dovremmo esserne tutti contenti».

L’effetto deterrenza

Nel colloquio con Federico Capurso Piantedosi dice anche che la conversione dei centri non comporterà ulteriori investimenti e lavori: «La struttura è già predisposta per questa funzione». Secondo il ministro «l’effetto deterrenza è comunque accresciuto dal fatto che aumentiamo i rimpatri. Oggi siamo a +35% rispetto all’anno scorso». Mentre «la funzione di centro per effettuare procedure accelerate di frontiera sarà comunque richiesta a breve, proprio dall’entrata in vigore dei nuovi regolamenti europei. Ad ogni modo, è vero, potrebbe essere anticipata dal prossimo pronunciamento della Corte di giustizia europea».

I commissariati

Infine, la smentita dell’ipotesi chiusura di diversi commissariati di polizia in Italia. «Nessun reparto e nessun commissariato sul territorio sarà tagliato. Al contrario è in programma un rafforzamento delle realtà operanti sul territorio. Se un commissariato diventa inutilizzabile per fine locazione o perché non più funzionale, se ne programmerà l’apertura in un’altra sede nella stessa località. Prestiamo massima attenzione all’impegno delle Forze di polizia, che è in continua crescita sul territorio. Nel 2024 in Italia sono state arrestate o denunciate quasi 830 mila persone, +4% rispetto al 2023».

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