La morte di Alexandra Garufi, transgender suicida «per gli insulti dei bulli sui social»


Alexandra Garufi si è suicidata nella notte tra mercoledì e giovedì 20 marzo. Con un colpo di pistola alla tempia. Ha usato l’arma del padre che fa la guardia giurata. E ora sulla sua morte indaga la procura di Monza. Alexandra prima era Davide Garufi. Aveva raccontato la sua transizione sui social media. Su TikTok aveva spiegato la sua scelta di cambiare nome e l’inizio della terapia ormonale. Davide era nato a Sesto San Giovanni, a nord di Milano. Daniele Durante, delegato ai Diritti della segreteria milanese di Sinistra Italiana, che da due anni seguiva Alexandra, ha detto a Repubblica che gli attacchi online erano cominciati dopo il suo coming out, avvenuto a 19 anni.
Il coming out
Ed erano diventati più violenti con l’aumento dei follower nei suoi vari profili. I carabinieri hanno sequestrato il telefono col quale venivano realizzati i video. Una persona del quartiere con cui parlava spiega che Alexandra era triste per i commenti di scherno e denigrazione. In più la recente scomparsa della sorella avrebbe reso pesante il clima in casa, dove i rapporti non erano semplici. Luca Paladini, consigliere regionale in Lombardia, fondatore del movimento attento ai temi Lgbtq+ “I Sentinelli”, aggiunge: «Il clima infame che si è creato intorno alle persone transgender genera situazioni che possono sfociare nel dramma. L’internazionale sovranista da Trump a Orban, passando per l’Italia di Meloni e Salvini, semplicemente vuole cancellare corpi, persone, vite. Con la scusa del “non si può dire niente” dicono cose che feriscono e umiliano».