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Il remake di Biancaneve (senza 7 nani) è primo al botteghino. Ma è «woke, freddo, insensato»

24 Marzo 2025 - 08:52 Antonio Di Noto
Già durante la produzione, molti hanno sollevato dubbi sui cambiamenti rispetto alla fiaba originale. La pellicola ha incassato 87 milioni di dollari ma ne è costata 270

Nonostante le critiche, il live action di Biancaneve è il film più visto nei cinema del Nord America e in Italia. Nel corso del weekend di debutto, la pellicola ha incassato oltre 80 milioni di dollari. Che la rendono la più scelta tra quelle in programmazione negli stessi giorni. Metà dell’incasso proviene da soli tre Paesi: Canada, Usa e Messico. Secondo quanto riporta la Bbc, le cifre non costituiscono un flop. Ma sono comunque al di sotto delle aspettative per un film costato 270 milioni di dollari, la cui produzione è durata quattro anni.

Già durante questo periodo, erano emerse numerose controversie riguardo il film, preso di mira per varie scelte considerate dettate dalla necessità di adeguarsi a quella che viene definita la cultura woke. In inglese, con questo aggettivo ci si riferisce all’attenzione relativa alle disuguaglianze sociali – come la discriminazione razziale ed etnica, il sessismo, l’abilismo e la negazione dei diritti della comunità Lgbtq – soprattutto quando esasperata.

Che fine hanno fatto sette nani?

Una delle ragioni per cui il film è stato criticato è la decisione di affidare il ruolo della protagonista all’attrice di origine colombiana Rachel Zegler, la cui fisionomia è molto diversa da quella immaginata nella fiaba dei fratelli Grimm, dalla pelle bianca e le guance rosse. Ci sono state anche delle reazioni negative ai commenti pro-palestinesi di Zegler e a quelli pro-Israele dell’attrice israeliana Gal Gadot, che interpreta la matrigna di Biancaneve, la Regina Cattiva. Altra polemica ha riguardato i sette nani, scomparsi dal titolo e dalla pellicola.

Nel corso del film, non c’è nessun riferimento ai nani, che sono invece trasformati in creature magiche generate in computer grafica che aiutano la protagonista. Secondo molti, la scelta sarebbe insensata e costituisce un’occasione persa di dare spazio a veri attori affetti da nanismo. Cambiato anche il ruolo del principe, che da salvatore di Biancaneve diventa più marginale, mentre la protagonista ritrova sconfigge la regina cattiva quasi autonomamente.

Il nome Biancaneve e il colore della pelle

Zegler ha annunciato durante la lavorazione del film che nel remake, la principessa si guadagna il nome a causa di una tempesta di neve a cui è sopravvissuta da bambina. La protagonista è stata criticata per aver giudicato negativamente il film d’animazione Disney del 1937. Definendolo “datato” durante un’intervista sul red carpet con Extra TV nel 2022. «C’è una grande attenzione sulla sua storia d’amore con un ragazzo che letteralmente la perseguita. Strano. Quindi non l’abbiamo fatto questa volta», aveva detto.

Con buona pace dei detrattori, Disney ha deciso non piegarsi alla retorica anti-woke di Donald Trump. Altre critiche al film, espresse sul noto sito Rotten Tomatoes, si sono concentrate su aspetti più tecnici. Come la Cgi, la musica e la trama e la riuscita sul grande schermo, definita piatta e fredda. Non mancano, tuttavia, i critici che elogiano la pellicola, considerata al pari di classici Disney del calibro de La Bella e la Bestia.

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