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Da 75 a 260 euro in più nella prossima dichiarazione dei redditi: «Così si annulla il taglio Irpef»

Le simulazioni su lavoratori, autonomi, pensionati: aliquote più alte e detrazioni più basse fanno pagare più tasse del dovuto. Gli esempi

Da 75 euro a 260 euro in più nella prossima dichiarazione dei redditi. Per il pasticcio dell’acconto Irpef non dovuto. Che riporterà nelle casse dello Stato 4,3 miliardi. Proprio quelli serviti per finanziare il taglio dell’Irpef in vigore dal primo gennaio 2024. «Una vergognosa partita di giro», la definisce Christian Ferrari, segretario confederale Cgil. «Dopo aver autofinanziato il taglio del cuneo con il fiscal drag, dopo la flat tax regalata agli autonomi benestanti, dopo gli innumerevoli condoni, ecco l’ennesimo inganno: una riforma virtuale». I Caf Cgil hanno effettuato simulazioni sulle dichiarazioni di lavoratori, autonomi, pensionati. Tutte portano alla stessa conclusione.

Aliquote più alte, detrazioni più basse

Il governo Meloni, spiega oggi Repubblica, ha infatti applicato le vecchie regole dell’Irpef vigenti nel 2023. Che prevedono aliquote più alte e detrazioni più basse. In questo modo quasi tutti pagano più tasse non dovute. O abbatte il rimborso per le spese portate in detrazione. Per esempio una pensionata con reddito da 27.800 euro, una casa con rendita da 500 euro, un figlio disabile a carico, avrebbe una dichiarazione a zero imposte. Il ricalcolo che l’Agenzia delle entrate farà del suo 730 precompilato porterà invece un debito fiscale di 260 euro. In media i lavoratori dipendenti presteranno a tasso zero allo Stato circa 75 euro nella fascia sopra la no tax area fino a 15 mila euro. Quelli dello scaglione successivo (da 15 a 28 mila) ne daranno 100. 260 euro dai 29 mila euro in su.

2,8 miliardi di imposte non dovute

In questo modo 9,5 milioni di contribuenti coinvolti verseranno così 2,8 miliardi di imposte non dovute. Che riavranno l’anno prossimo. Perché si tratta di un disallineamento temporaneo, spiegano dalle parti del ministero dell’Economia. I pensionati con 15-29 mila euro di reddito dovranno pagare 100 euro. Quelli sopra 29 mila euro ne dovranno pagare 260. In totale si tratta di 9,2 milioni di pensionati interessati. Dovranno dare 1,5 miliardi. Il totale è esattamente quanto ha speso il governo Meloni per ridurre dal 25 al 23% l’aliquota Irpef nel secondo scaglione e alzare la detrazione per lavoro dipendente da 1.880 a 1.955 per redditi fino a 15 mila euro. Ovvero 4,3 miliardi.

L’Ufficio Studi

All’epoca del varo della norma, nel dicembre 2023, il comma 4 dell’articolo 1 era stato criticato dall’ufficio studi di Camera e Senato. «Andrebbero forniti elementi informativi circa lo sviluppo per cassa degli effetti finanziari stimati». Ma la relazione tecnica del decreto legislativo 216 non forniva l’informazione. «Di sicuro già l’anno scorso, in sordina, il governo ha fatto pagare ai contribuenti acconti più alti del dovuto e così quest’anno, senza trasparenza, infilandoli nei 730 precompilati», dice Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd. «Di sicuro il prossimo anno ci sarà un ammanco per il bilancio dello Stato, visto che dovrà restituire quanto prelevato: chiediamo di sapere di quanto».

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