Perché la laguna di Orbetello è invasa dai moscerini: il ruolo dei fertilizzanti e come difendersi


La laguna di Orbetello è invasa dai moscerini. Un problema emerso con forza negli ultimi giorni, in cui gli sciami hanno preso di mira lo specchio d’acqua toscano e i centri abitati che vi si affacciano. A pochi mesi dalla moria di pesci dello scorso luglio, un altra modifica degli equilibri naturali causata dalle attività umane sta portando disagi e preoccupazione. Tanto che la petizione per chiedere al presidente della regione Toscana Eugenio Giani di dichiarare lo stato di emergenza per la laguna, ha già raccolto decine di migliaia di firme. A tentare di sensibilizzare le istituzioni sul tema, nei giorni scorsi è stato anche l’attore Alessandro Gassman, con un post su Instagram che mostra il cielo, le auto, le piante e gli edifici ricoperti dai piccoli insetti.
Orbetello e moscerini: i fertilizzanti tolgono ossigeno
Ma perché a Orbetello sono arrivati così tanti moscerini tutti insieme? A spiegarlo è Alessandro Miani, presidente della Società Italia di Medicina Ambientale (Sima). La colpa dell’invasione dei moscerini nella laguna di Orbetello è da attribuire principalmente all’uso eccessivo di fertilizzanti nelle campagne i cui sversamenti finiscono in acqua. «È un fenomeno chiamato eutrofizzazione: un eccesso di alimenti che favorisce la crescita delle alghe. Tante alghe, morendo, producono tantissimi batteri, che a loro volta consumano molto ossigeno», spiega l’esperto. E se manca l’ossigeno, «muoiono i pesci, che sono gli antagonisti naturali delle larve di moscerini». Che così prosperano, perché «le larve di moscerini, per loro fortuna, hanno un piccolo sifone con cui respirano direttamente dall’aria», dice Miani, secondo cui l’invasione dei moscerini è in parte legata anche alla moria dei pesci di luglio, causata sempre dall’eccesso di fertilizzanti nell’acqua e dalla relativa assenza di ossigeno.
L’uomo e l’equilibrio con la natura
«È una storia che si può ripetere in forme diverse in tutti gli ecosistemi, a partire da quelli più fragili. La sintesi è questa: la natura esiste da molto prima di noi. L’equilibrio naturale è in grado di preservare se stesso. È l’intervento umano che porta un disequilibrio», commenta Miani. Certo è che in questo momento gli abitanti della zona sono in difficoltà. Gli insetti sono talmente tanti da rendere difficile la vita all’aria aperta. Sono simili alle zanzare, fortunatamente non pungono, ma possono deporre seicento uova nel corso dei 15 giorni della loro breve vita. Altro aspetto che li rende poco pericolosi è la dimensione: «Essendo grandi, c’è di buono che, se respirati accidentalmente, si fermano alle vie aeree superiori. Può essere utile tornare alle mascherine del lockdown», spiega Miani. Il piano di disinfestazione da 300 mila euro è già partito, mentre sono in fase installazione luci per allontanarli dai centri abitati. Ma – avverte Miani – sono interventi che agiscono sui sintomi, non sulle cause.