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Il figlio di Paolo Villaggio, la droga, la comunità di Muccioli: «Non si è mai vergognato di me»

24 Marzo 2025 - 07:23 Alba Romano
piero villaggio paolo villaggio droga comunità muccioli
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Piero Villaggio racconta il padre: «Mi viziava. Crescendo, i regali sono diventati più grandi. Se gli chiedevo una macchina, mica un libro, lui me la comprava subito»

Pierfrancesco Villaggio detto Piero è il figlio secondogenito di Paolo Villaggio. Il comico è scomparso nel 2017, lasciando la madre Maura. Lui è sposato con Elisabetta De Bernardis, hair stylist per il cinema. E oggi racconta in un’intervista al Corriere della Sera il suo rapporto con il padre, che oggi chiama per nome. «Ho dei ricordi bellissimi di quando andavamo insieme allo stadio a vedere la Lazio, che tifavo io: lui è sempre stato della Sampdoria». Andavano a vedere anche il Milan «quando ci invitava Berlusconi: all’andata viaggiavamo con lui sull’aereo privato, al ritorno però non c’era mai».

Il padre

Il padre non amava molto essere spiritoso nel privato. Era molto amico di Fabrizio De André: «Veniva spesso a trovarci a Roma. Quando al mattino uscivo per andare a scuola, lo trovavo che dormiva vestito sul divano del salotto. Gli chiedevo perché non andasse a letto, ma a lui piaceva così». Insieme hanno scritto Carlo Martello. Per Fellini aveva un rispetto reverenziale. Mentre con il figlio è stato troppo generoso, al punto di viziarlo: «Alle medie mi bocciarono e lui, che stava girando un film in Brasile, mi comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo. Oppure facevo l’album delle figurine, come tutti i bambini italiani, e lui due volte mi portò in edicola e comprò tutte le figurine che c’erano, togliendomi così il gusto di completarlo. Crescendo, i regali sono diventati più grandi. Se gli chiedevo una macchina, mica un libro, lui me la comprava subito».

La droga

Piero è stato tossicodipendente: «Gli riconosco di non essersi vergognato di me, di non avermi nascosto». È stato per tre anni da Muccioli: «Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un’esperienza positiva perché io ne sono uscito. Pur non essendo sempre d’accordo con i suoi metodi, Muccioli ha dato una risposta a tante famiglie. All’entrata della comunità c’era un gabbiotto dove sostavano mamme disperate che volevano far entrare i figli». È stato il padre a mandarcelo «con un’interpretazione da Oscar. Io vivevo a Los Angeles. Ero già entrato e uscito da due cliniche di disintossicazione in Svizzera e da altrettante in California. Venne a prendermi con mia madre, per tornare in Italia, e al rientro ci fermammo a Parigi. Poi da lì andammo a Venezia, dove mi portò a mangiare all’Harry’s Bar, che adoravo. Dopodiché noleggiò un’auto, e questo avrebbe dovuto insospettirmi. Quando arrivammo in comunità mi arrabbiai molto. Però ho scelto io di restare».

La morte della fidanzata

In casa sua è morta una sua fidanzata, Maria Beatrice Ferri: «Anche allora mio padre non mi ha voltato le spalle. Quando lo chiamai per dirgli che avevo trovata morta Bea lui non capì subito cosa gli stavo dicendo, pensava a una sua amica che si chiamava come lei. I suoi genitori non mi hanno mai colpevolizzato». Spiega che sarebbe diventato tossicodipendente anche con un altro padre: «La tossicodipendenza è una malattia, come lo è stato per mio padre il diabete, che poi lo ha ucciso». Da lui, conclude nel colloquio con Elvira Serra, «posso dire solo cosa non ho preso: la sua genialità».

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