L’incredibile autogol dell’Amministrazione Trump. Così ha condiviso in chat i piani di guerra in Yemen (che J.D. Vance non voleva)


A volte perché notizie top secret trapelino è necessaria una “talpa” che la riveli dall’interno, a volte basta un semplice smartphone. Come accaduto al direttore dell’Atlantic Jeffrey Goldberg, in modo davvero incredibile. Il giornalista Usa ha raccontato oggi di essere stato invitato per errore dal consigliere alla sicurezza nazionale americano Michael Waltz in una chat con tutti i principali collaboratori del presidente Donald Trump. E proprio qui ha ricevuto in anteprima mondiale i piani di guerra dettagliati dell’attacco contro gli Houthi, poi avvenuto lo scorso 15 marzo. Un semplice messaggio come tanti, scritto dal segretario alla Difesa Pete Hegseth (su Signal) in cui erano specificati obiettivi, tempistiche e armi utilizzate. Ma soprattutto una conversazione privata e crittografata – i messaggi si autocancellano dopo una settimana – in cui il vicepresidente JD Vance mostra in vari passaggi di non essere d’accordo con la strategia decisa da Trump. Davanti alle telecamere e sotto i riflettori, ovviamente, di questo disallineamento non esiste traccia.
L’invito a sorpresa nella chat crittografata
Inizia tutto l’11 marzo, come racconta lo stesso Goldberg, quando sull’app di messaggistica crittografata Signal riceve la richiesta di connessione da Micheal Waltz. Un fatto già di per sé strano, essendo Goldberg un giornalista noto negli Stati Uniti, e che lo diventa doppiamente se si tiene conto che il direttore di The Atlantic, come ricorda lui stesso, è una delle personalità più invise alla Casa Bianca. Dopo un primo tentennamento, Goldberg ha deciso di accettare la richiesta, pronto a trovarsi di fronte uno dei classici «impostori del web» che fingono di essere chi non sono. Due giorni dopo, invece, si è trovato invitato nel gruppo Houthi PC small group. Di fatto un gruppo ristrettissimo con il compito di nominare un principal committee (composto da alti funzionari della sicurezza nazionale) che si sarebbe dovuto occupare di un attacco contro gli Houthi nelle successive 72 ore. Tra gli utenti che partecipavano alla conversazione erano inclusi i più alti funzionari dell’Amministrazione Trump: da Mike Waltz a Pete Hegseth fino al vicepresidente JD Vance, il capo negoziatore per il Medio Oriente e l’Ucraina Steve Witkoff e il capo staff della Casa Bianca Susie Wiles. E poi, inspiegabilmente, Jeffrey Goldberg. O come appariva nella chat “JD”.
Tutti contro l’Europa: «Parassiti, ma solo noi possiamo intervenire»
La mattina di venerdì 14 marzo arriva la comunicazione da Waltz: «Guardate la vostra casella di posta High Side (usata per i messaggi classificati, ndr)». Al che JD Vance esprime dubbi sulla operazione militare prevista in Yemen per il giorno successivo: «Non sono sicuro che il presidente sia consapevole di quanto ciò sia incoerente con il suo messaggio sull’Europa in questo momento». Il riferimento, poi chiarito qualche messaggio più tardi, è al fatto che le operazioni degli Houthi sul Mar Rosso di fatto rallentino – e non poco – le rotte commerciali verso l’Unione europea. E attaccare i ribelli avrebbe significato tendere la mano all’Europa e venir meno al pugno duro che la Casa Bianca aveva usato fino a quel momento con Bruxelles. Hegseth sembra d’accordo, ma descrive l’operazione come necessaria: «Inviare messaggi efficaci sarà dura in ogni caso – anche nessuno sa chi sono gli Houthi – motivo per cui dovremmo concentrarci su: 1) Biden ha fallito e 2) l’Iran ha finanziato gli Houthi». Ecco servita la strategia comunicativa della Casa Bianca.

La rabbia di Vance: «Odio salvare l’Europa di nuovo»
Anzi, Hegseth sottolinea il rischio di essere anticipati da Israele (con una rottura della tregua) o da una fuga di notizie, che farebbe sembrare l’attesa americana come un’«indecisione». Chiede poi un voto a tutti: «Siamo pronti a eseguire, se avessi il voto finale per il via libera o il non via libero, credo che dovremmo farlo. Ma possiamo facilmente fermarci». Al che Vance cede: «Odio dover salvare di nuovo l’Europa», ancora riferito alla questione commerciale. E Hegseth ribatte: «Condivido pienamente il tuo odio per il parassita europeo. È patetico. Ma Mike (Waltz, ndr) ha ragione, siamo gli unici sul pianeta (dalla nostra parte del libro mastro) che possono farlo. Nessun altro ci si avvicina nemmeno». La mattina di sabato l’ultimo messaggio di disaccordo da Vance: «Io oggi sono fuori per un evento in Michigan. Ma penso che stiamo commettendo un errore».
Il raid annunciato due ore prima
E proprio sabato 15, intorno alle 11.44, l’annuncio dell’attacco imminente entro due ore. Dopo quel preciso lasso di tempo, iniziano a uscire le prime notizie riguardo ai raid americani contro gli Houthi. E sulla chat tutti i principali funzionari di Trump festeggiano: «Lavoro straordinario»; «Ottimo inizio»; «Bel lavoro Pete (Hegseth, ndr)». A questo punto il giornalista Jeffrey Goldberg racconta di essere uscito dal gruppo per far notare a tutti la sua presenza. Ha poi contattato gli uffici stampa di molti dei protagonisti, solo pochissimi hanno risposto descrivendo la situazione come «assolutamente normale» e promettendo di chiarire come sia stata possibile la sua aggiunta alla chat di Signal.

Il problema della riservatezza e dell’autodistruzione dei messaggi
Il problema, secondo Goldberg, è che altissimi funzionari discutano di questioni altamente riservate via messaggio. In maniera per di più estremamente dettagliata e senza rendersi conto chi stia partecipando alla conversazione. Non solo. Tutti i collaboratori di Trump, quando si tratta di questioni riguardanti la sicurezza nazionali, sono tenuti a comunicare in modo tale da non essere in nessun modo intercettati (preferibilmente di persona) e sarebbe proibito utilizzare per questioni del genere app di messaggistica come Signal. Ma soprattutto hanno l’obbligo di conservare ogni scritto o messaggio scambiato tra di loro, che deve essere poi aggiunto in registri appositi. Cosa che, avendo impostato l’autodistruzione dei messaggi dopo una settimana, non è possibile per questa chat, e chissà per quante (e quali) altre.