Acconto Irpef e bonus 100 euro: così il governo fa perdere centinaia di euro ai lavoratori


Non solo i 75 (o 260) euro in più nella dichiarazione dei redditi che i contribuenti saranno costretti a pagare nel 2025. Il caso delle aliquote più alte e detrazioni più basse che fanno pagare più tasse del dovuto non è l’unico. Le tasse più alte e buste paga più basse per l’acconto Irpef nel 730 di lavoratori e pensionati sono un pasticcio targato governo Meloni. Che ha previsto che quest’anno nella dichiarazione precompilata varranno le regole precedenti alla riforma 2023 che ha tagliato uno scaglione Irpef accorpando i primi due sotto l’aliquota del 23%. E attualmente lavoratori e pensionati stanno quindi prestando di fatto allo Stato cifre che saranno restituite tra un anno.
Le conferenze stampa e la realtà
Il Fatto Quotidiano spiega oggi che lo schema è sempre lo stesso. Il governo approva norme che aumentano il netto in busta paga degli stipendi. Le presenta in conferenza stampa e fa circolare tabelle che mostrano gli effetti. Ma l’applicazione è più lenta degli annunci. I lavoratori statali a marzo aspettavano i soldi del taglio del cuneo fiscale. Ma questo non è stato applicato. O meglio: è stato rimosso lo sconto sui contributi Inps non calcolando il nuovo bonus. Risultato: meno soldi in busta paga. E i dipendenti statali non si sono ritrovati nemmeno gli aumenti previsti dal rinnovo del contratto e gli arretrati. Le ultime norme fiscali hanno anche altri difetti che creano un effetto contrario a quello voluto. Per esempio sui redditi attorno agli 8.500 euro lordi.
La decontribuzione 2024 e il bonus Irpef 2025
Il passaggio tra la decontribuzione del 2024 e il bonus Irpef del 2025 ha provocato un taglio di cento euro al mese nelle buste paga. Il bonus 100 euro non possono più ottenerlo perché risultano incapienti e quindi non pagano l’Irpef. L’Ufficio parlamentare di bilancio, organo indipendente che analizza la finanza pubblica, aveva ampiamente mostrato con tanto di tabelle questo scenario il 6 novembre scorso. Il governo non ha ritenuto di dover intervenire per correggere. E ancora: il nuovo cuneo fiscale premia solo i redditi tra i 35 e i 40 mila euro. Poiché questi erano esclusi dalla decontribuzione e ora otterranno la nuova detrazione. Sotto i 35 mila euro i contribuenti ci perdono.
L’aliquota marginale
E dopo i 32 mila euro si crea un’aliquota marginale pari al 56%. Ogni euro guadagnato oltre quella cifra viene tassato per più della metà. Questo, secondo la Cgil, disincentiva gli straordinari e vanifica gli effetti degli aumenti di stipendio. Che a loro volta non è che siano così floridi.