La preoccupazione del capo di Stato maggiore Portolano: «Russia e Cina nel Mediterraneo, pronto un contingente per le emergenze»


E’ immediatamente concreta la relazione del Capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, audito oggi, 25 marzo, dalle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato. Il generale, che è di fatto il capo “operativo” dell’insieme delle Forze armate italiane, dice subito che «il quadro securitario è segnato da una crescente competizione internazionale». Portolano spiega che sono in atto «forme di contesa sotto la soglia del conflitto» e punta l’obiettivo soprattutto sul Mediterraneo. «Il Mediterraneo allargato è parte di una fascia di instabilità che si protrae fino all’Indo pacifico. La crisi in corso, inclusa quella nel Mar Rosso, contrappone i paesi democratici e quelli autoritari. Nel Mediterraneo allargato, che vede al centro l’Italia, Russia e Cina stanno operando per aumentare assertività, Mosca con l’aumento della presenza della flotta, Pechino con una postura di maggiore penetrazione strategica».
La pressione su Balcani e Africa
Secondo Portolano la pressione di Russia e Cina è evidente anche in altri quadranti vicini a noi, cita i Balcani occidentali, Bosnia Erzegovina, Kosovo, attraversate da crescenti tensioni etniche, «favorite da Russia e Cina». La pressione è forte, dice anche su «Moldavia e Georgia». Ma il problema è evidente anche in Africa, nel Maghreb, a partire dalla Tunisia, come nell’Africa Subsahariana: «Mosca e Pechino hanno una articolata strategia per strappare all’influenza occidentale il maggior numero di paesi africani, soffiando sullo scontento sociale». L’Italia, anche per provare a evitare che la «cintura saeliana possa divenire uno strumento puntato su Italia e Europa» sta mantenendo l’attività in Niger: «Siamo l’unico paese rimasto dopo il colpo di stato del 2023». È poi importante «monitorare i conflitti anche a Gaza e in Siria»
Nuovo «contingente per le emergenze»
Spiegando quanti militari sono attualmente impiegati nelle missioni estere, Portolano dice che la Difesa ha approntato anche un dispositivo militare per le «esigenze emergenziali»: «Sono a disposizione 2.787 unità e 300 mezzi terrestri, sia per esigenze emergenziali, sia a disposizione di azioni Nato». Per le attuali 39 missioni internazionali in corso sono attualmente impiegate 7750 unità, con l’autorizzazione ad arrivare ad un massimo di 12.100 unita, con una spesa di 1,48 miliardi ripartiti su due annualità, ha concluso il generale.