Immigrazione addio, la prima preoccupazione degli italiani (e degli europei) ora è il costo della vita – Il rapporto


Il mondo cambia, le narrazioni pure, e così le percezioni dei cittadini. C’è stata un’epoca, non lontana, in cui la più grande preoccupazione degli elettori italiani ed europei pareva essere quella dell’immigrazione. L’afflusso record di richiedenti asilo dalla Siria in guerra civile da un lato (Est) e gli sbarchi di disperati del continente africano verso Lampedusa dall’altro (Sud), cavalcati da più di un “imprenditore politico”, avevano imposto nello scorso decennio con forza il tema all’opinione pubblica. Non che la sfida sia scomparsa dall’orizzonte, o che leader di molti Paesi non ci puntino ancora, ma all’alba del 2025 i cittadini sembrano avere altro per la testa: in Europa, e ancor più in Italia. Secondo i dati del nuovo Eurobarometro pubblicati questa mattina, appena il 13% degli italiani cita il dossier «migrazione e asilo» in testa all’agenda delle priorità di cui vorrebbe che l’Ue si occupasse. Fanalino di coda: l’ultimo tra tutti. Il messaggio per Giorgia Meloni, impegnata a tenere a galla il progetto Albania ma pure attenta a scrutare il sentiment degli elettori, non potrebbe essere più chiaro. La preoccupazione di gran lunga prevalente nella testa degli italiani è quella del costo della vita. È la prima cosa di cui dovrebbe occuparsi l’Ue – tecnicamente nei termini del sondaggio, il Parlamento europeo – secondo il 43% degli italiani. La seconda – non si scappa – è il sostegno all’economia e la creazione di posti di lavoro (37%). E appena dopo, insieme alla questione difesa, viene la richiesta di occupasi di lotta alla povertà (26%). Un appello chiarissimo, insomma.

Il pessimismo sul futuro degli europei
Nel fare spallucce al tema dell’immigrazione l’Italia si pone «all’avanguardia» in Ue, dove la media di chi la cita tra i dossier rilevanti per l’agenda pubblica (del Parlamento europeo, se non altro) è un po’ più alta, al 22%. Ma l’inversione di tendenza sulle priorità è un fatto anche a livello continentale. Nell’Eurobarometro diffuso oggi – realizzato a gennaio su un campione di oltre 26mila cittadini europei – l’inflazione e il costo della vita sono citate come preoccupazione n° 1 in maniera netta anche in media Ue (43%). Seguono la lotta alla povertà e la difesa e sicurezza dell’Ue (il sondaggio è stato realizzato prima che deflagrasse la preoccupazione per il disimpegno militare Usa e dei conseguenti piani di riarmo Ue). A confermare il pattern di preoccupazione principale sul fronte economico, e anche un certo mood “fatalista”, sono anche le risposte fornite dagli europei alla domanda chiave sul futuro. «Pensi che il tuo standard di vita migliorerà o peggiorerà nei prossimi cinque anni?». Peggiorerà, risponde adombrato un europeo su tre (33%). Resterà invariato, pensa poco più della metà (51%). Così che a vedere luce nel futuro – standard migliori di oggi – è appena il 14% degli intervistati. Interessante notare, a questo proposito, che gli italiani – spesso dipinti come tali – non emergono affatto come i più pessimisti. Per oltre tre quarti di loro (76%) le cose continueranno semplicemente ad andare così come già vanno. «Solo» l’11% la vede grigia. Chi invece ha pessime sensazioni sul futuro sono ora i cittadini dei due colossi dell’Ue: Francia e Germania. Nel Paese di Macron vede un peggioramento in arrivo oltre la metà degli intervistati, in quello (quasi) di Merz appena meno.

L’Unione fa la forza
Di fronte alle preoccupazioni di questa nuova complicata era globale, comunque, una forte maggioranza di cittadini vuole vedere un’Ue più forte e incisiva. È questo l’altro dato di rilievo messo in luce dall’Eurobarometro d’inizio 2025. Due terzi degli europei (66%) vogliono che l’Ue s’assuma un ruolo maggiore nel «proteggerli dalle minacce», e la percentuale aumenta tra i giovani. Il 76% si rende conto che per poterlo fare l’Ue ha bisogno di maggiori risorse, e vorrebbe dunque che gli Stati gliene accordassero di più. Il 74% pensa che il proprio Paese abbia beneficiato dal fatto di essere un membro dell’Ue – e i «registi» dell’Eurobarometro fanno notare come questa sia la percentuale più alta mai registrata da quando (1983) viene posta ai cittadini tale domanda. Infine, ed è la percentuale più «bulgara» di tutto il sondaggio, l’89% crede che gli Stati membri debbano agire in modo più unito e compatto per far fronte alle sfide globali. Tanti piccoli messaggi nella bottiglie per i leader europei che si trovano a navigare la fase forse più difficile e incerta da quando esiste l’Ue, tra dazi, disimpegno militare Usa e guerre alle porte.
