Depardieu si difende dalle accuse sessuali: «Non sono uno che va a palpare le donne, a 76 anni e con 150 chili…»


Si è detto emozionato prima di prender parola. Poi però, una volta presa, si è difeso fino alla fine. Gérard Depardieu, al secondo giorno di processo sulle violenze sessuali nei confronti di due donne sul set di un film, parla. Rivendica di non esser Emile Louis, un celebre violentatore seriale che terrorizzava Parigi alcuni anni fa. L’accusa gli rinfaccia di aver «cambiato più volte versione» sulle sue parole, sulle mani sulle anche che stringevano. «Certo che parlo – ha risposto – ho delle dichiarazioni da fare. E ci vorrà sicuramente un po’ di tempo perché è molto emozionante essere qui. Ieri, di tutte quelle parole, molte non le capivo, ma è stato violento…». Il presidente lo ha spinto a scendere sul concreto, sulle accuse di Amélie K, una delle donne che l’ha denunciato e che avrebbe subito i suoi abusi sul set del film Les Volets verts, nel 2021. «Oscenità? ha risposto Depardieu – cosa vuol dire osceno? Volgare? Sì, mi succede di dire, ‘Dai, figa! Andiamo…». «Sul set di un film?» lo ha incalzato il presidente. «Ah sì – ha ammesso l’attore – qualche lo volta me lo dico anche da solo, fra me e me, da solo».
«Vieni a toccare il mio grosso ombrellone, te lo infilo nella…»
Si è anche parlato del contatto fisico. Contatto che per la prima volta Depardieu – in qualche modo – ammette: durante le riprese, si è trovato a discutere con Amélie, l’assistente scenografa, a proposito di un quadro. Depardieu sostiene di aver creduto che lei fosse la proprietaria del luogo in cui era stato montato il set. La donna gli disse che quel quadro era una “crosta”. Poi il regista viene a sapere che Amélie non era la proprietaria ma che era una della troupe. «Le dissi ‘perché mi menti?’ Perché non mi hai detto che ti occupavi della scenografia? E poi, una crosta del genere mi piacerebbe averla… ma tu che vuoi fare, la scenografa o fare la ‘brocante’? A quel punto l’ho afferrata per le anche, così, come prendo questa barra… poi le ho detto che stava sempre al telefono. Mi ha risposto che cercava degli ombrelloni per una scena, e io gli ho detto, ‘ombrelloni… pensa alla scenografia, gli ombrelloni mettiteli nel c…, non me ne frega niente. Finisci questa scena e poi basta!». Per Depardieu una lavata di testa. «Anche a me è capitato di prenderne. Io non sono uno che va a palpare le donne, a 76 anni e con 150 chili… non sono uno che si struscia nella metro». Amélie ha replicato: «Oggi ho scoperto l’ultima sua versione. Un po’ mi diverte. E mi ha dato il coraggio di parlare. È una versione che si trasforma in una specie di rimprovero professionale, un lavoro che avrei fatto male. Ovviamente è del tutto falso. Succede di essere rimproverata, ma dai capi. Mai, mai, mai dagli attori». E sulla frase degli ombrelloni la donna sostiene che ha sentito: «Vieni a toccare il mio grosso ombrellone, te lo infilo nella…». «Ho tentato di tirare indietro le mani ma mi terrorizzava». Lui, incerto, replica: Non devo parlare in quel modo, non devo incavolarmi così… sono stato molto duro con lei, si è potuta sentire umiliata, mi dispiace. Ho superato i limiti a livello di educazione e me ne vergogno». «Ma – aggiunge – non ho mai voluto fare del male a questa donna. Oggi sono tre anni che non lavoro più. Alla figlia di Fanny Ardant hanno sputato addosso perché la madre sta dalla mia parte. Questo movimento sta diventando un terrore. Ho visto cartelli con scritto ‘Depardieu stupratore’. Amo la femminilità, ma queste sono isteriche… non sto più a mio agio con questa nuova società, penso che il mio tempo sia finito». Per i prossimi giorni è attesa la testimonianza dell’altra accusatrice, Fanny Ardant.