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La difesa di Nordio in aula: «Non sono un passacarte, troppi errori dalla Cpi nel caso Almasri». Sfiducia respinta con 215 no

carlo nordio ministro della giustizia
carlo nordio ministro della giustizia
Alla Camera non passa la mozione di sfiducia per il ministro della Giustizia sul caso del generale libico indagato dall'Aja: «Contro di me accuse da inquisizione »

Carlo Nordio prende la parola all’apertura della seduta della Camera in cui si discute della mozione di sfiducia che lo riguarda. La mozione verrà poi respinta senza problemi, con 215 no, 119 sì e nessun asteuto. Si parla del caso del generale Almasri, accusato di torture e omicidio da parte della Corte penale internazionale ma liberato e rimpatriato dall’Italia. Ma il ministro parte parlando delle accuse che ha ricevuto su altri temi, dai suicidi in carcere al panpenalismo del governo e chiude sarcastico, dicendo che «manca solo che mi accusino di simonia e bestemmia e siamo a posto, sono accuse da inquisizione». Apostrofa poi il parlamentare Roberto Giachetti, che l’ha denunciato per concorso in omicidio sui suicidi in carcere: «Il ministro della giustizia secondo lui è responsabile di omissione per aver impedito i suicidi. Noi riconosciamo un fardello di dolore, ma non è che negli altri anni fossero molti meno i suicidi, quando scatta questa responsabilità? Per tutti i suicidi che ci sono stati gli anni precedenti i pm avrebbero dovuto agire e non l’hanno fatto, forse perché non lo dovevano fare».

Sul caso Almasri, poi Nordio parte dicendo che su come l’Italia debba interloquire con la Cpi c’è molto dibattito tra i tecnici, sebbene poco in parlamento: «Vedo che qui c’è un convincimento assoluto che interloquire con la corte d’appello fosse un dovere del ministro. Vorrei far presente che sono state espresse da parti autorevolissime le opinioni più astruse. Cuno Tarfusser dice che a sbagliare è stata la corte di appello che doveva tenere Almasri in carcere, la notazione più critica è stata dell’avvocato Roberto De Vita, che è stato avvocato presso la Cpi, che dice che hanno sbagliato tutti, sia la corte sia il ministro. Non voglio accusare la corte perché la nostra posizione è chiara, ma tanti hanno dato di questo dovere del ministro posizioni diverse».

E qui sta il punto su cui si centra la difesa del Guardasigilli. La corte, spiega Nordio, ha mandato un atto sbagliato non su un dettaglio ma sul tempus commissi delicti, il tempo in cui è stato commesso il reato: «Tanto è vero che poi hanno cambiato completamente il testo e non avevano allegato la dissenting opinion che puntava solo su questo». Nordio, infine, condanna, i toni con cui si è stato condotto il dibattito su tutta la sua condotta: «Credo che tutti questi attacchi vengano in realtà per contrastare la riforma che stiamo portando avanti, quella della separazione delle carriere. La riforma andrà avanti, noi non vacilleremo e non esiteremo, più saranno sciatti gli attacchi contro di noi, più saremo determinati. Se voi farete del vostro peggio noi faremo del nostro meglio».

Magi: «Non c’è più il Nordio che apprezzavamo»

Le dichiarazioni dell’opposizione, in dichiarazione di voto, partono da quella del leader di +Europa Riccardo Magi, che non nasconde la sua delusione: «Non c’è più il Nordio che seguivamo con interesse e apprezzamento nei suoi editoriali. Quel Nordio sembra essersi smarrito tra i corridoi di Via Arenula. È davvero imbarazzante vedere la situazione in cui si trova, lontana anni luce da quella che era la sua immagine agli occhi degli italiani. Lo vediamo capovolto a testa in giù». Poi interviene sulle dinamiche dell’arresto: «Il governo, fin dalle prime ore, ha mentito agli italiani e al Parlamento. Palazzo Chigi non poteva non sapere, ma ha scelto di non prendere in mano il fascicolo e ha mostrato un’incredibile inerzia, arrivando a annullare un mandato di arresto internazionale. Poi, è seguito un tentativo da parte del governo di delegittimare la Corte Penale Internazionale. Dopo il mancato arresto, ci hanno ridotto a uno stato “Canaglietta”».

«La ragione del cavillo giuridico non regge»

Amarezza è anche quella emersa dall’intervento di Elena Maria Boschi di Italia Viva: «Mi è costato molto scrivere questo intervento, perché stimo Carlo Nordio. C’è anche un’amicizia che ci lega, ma la verità viene prima di tutto. Ed è proprio per questo che per noi dovrebbe dimettersi». La capogruppo lo attacca sulla questione del cavillo giuridico, che secondo Nordio sarebbe stata la ragione del rilascio di Al Masri: «Intanto tutti i ministri del suo governo dicono ovunque, anche pubblicamente, che è stato liberato per non avere problemi con la Libia, la maggioranza e il governo lo hanno detto ovunque tranne che in Aula. Questo non è da lei, non è dall’uomo libero che è e che non mette la faccia sui pasticci fatti da altri: ciò che ha fatto non è un reato, è peggio, è un errore».

Bonelli: «Come fa a dormire tranquillo la notte?»

«Lei, ministro, ha coperto un boia, un torturatore, uno stupratore di bambini. Come fa ad andare a dormire tranquillo la notte sapendo di averlo liberato? E che ora continua a fare quello che le organizzazioni hanno denunciato?», urla dell’emiciclo il leader di Alleanza verdi e sinistra Angelo Bonelli. «Ha detto una enorme quantità di bugie al Parlamento, le sue dimissioni sono un atto di igiene politica». Intervenngono anche dai banchi del M5S. Prende la parola Federico Cafiero De Raho: «L’Italia si vergogna di quanto accaduto. Il nostro è uno Stato di diritto e non è concepibile che una norma di legge non venga rispettata. Qui non è in discussione Nordio come magistrato, ma Nordio come ministro. È una situazione grave, ministro, perché noi vogliamo che tutti, senza eccezioni, osservino le leggi.»

La votazione

La chiama nominale si chiude poi senza incidenti, a favore del ministro. Alla votazione hanno partecipato anche deputati appartenenti al governo, tra cui il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Non erano presenti alcuni ministri, come Giorgetti e Lollobrigida.




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