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Prodi, quel gesto contro la giornalista e l’aggressività del potere maschile contro le donne che lavorano

L'ex presidente del consiglio avrebbe usato lo stesso tono insolente e avrebbe tirato i capelli se al posto di Orefici ci fosse stato un giornalista maschio?

Dopo le immagini mostrate dalla trasmissione Di Martedì di Giovanni Floris, non c’è più alcun dubbio: Romano Prodi ha effettivamente tirato i capelli a Lavinia Orefici, la giornalista di Mediaset che gli aveva fatto una domanda sul manifesto di Ventotene. Nelle riprese mostrate da La7 si vede bene che il professore non si è limitato a liquidare con tono sprezzante la giornalista e non le ha solo toccato la spalla, ma le ha tirato in modo scomposto e nervoso una ciocca di capelli. Un video che ha già fatto scatenare una campagna politica, con il centrodestra – e i mezzi di comunicazione più vicini a quell’area – scatenato contro l’ex Presidente del Consiglio.

Lo squilibrio di potere nel mondo del lavoro

Questa inevitabile lettura politica della vicenda rischia, tuttavia, di essere fuorviante, perché potrebbe indurci a pensare che la questione resta chiusa nel recinto di un certo movimento o area politica.
La vicenda è, invece, a parere di chi scrive, l’ennesima testimonianza del fatto che esiste nella nostra società un problema più grande, un rapporto irrisolto tra potere maschile e donne che lavorano (perché Orefici in quel momento stava facendo il suo lavoro). L’ex politico potente e adorato dai suoi fedelissimi che tira i capelli alla giovane giornalista che fa una domanda inattesa e sgradita – non stiamo neanche a discutere se la domanda fosse intelligente oppure no, se crediamo nella libertà di stampa – è una fotografia di quello che accade ogni giorno nel posto dove molte delle tensioni sociali più complesse trovano una rappresentazione visibile, i luoghi di lavoro.

La difficoltà delle donne che lavorano

La giornalista derisa (il tono di Prodi è davvero molto volgare) e aggredita fisicamente mentre sta facendo il suo lavoro dall’uomo potente e anziano simboleggia una dinamica che si ripete, con forme diverse, un numero infinito di volte nelle aziende di tutte le dimensioni: le donne che in azienda “rompono le scatole” non vengono contraddette solo dialetticamente, ma subiscono un surplus di aggressività, se dall’altra parte c’è un uomo potente (e con qualche anno di più). La stessa dinamica si ripete anche nelle professioni intellettuali: è notoria l’enorme difficoltà che devono affrontare le giovani avvocate per farsi rispettare e riconoscere dai colleghi, dai giudici e dai clienti, che continuano a chiamarle “dottoresse” fino alla soglia della pensione, mentre i colleghi maschi, anche quando anno poco più di 20 anni, sono sempre appellati come “avvocato”. Siamo alla fine del mese di marzo, quando ogni anno si celebra la giornata internazionale della donna, e non sono ancora del tutto appassite le mimose regalate alle donne per celebrare la ricorrenza. Prima che queste mimose appassiscano del tutto, forse è il caso di farci una domanda scomoda: Prodi avrebbe usato lo stesso tono insolente e avrebbe tirato i capelli se al posto di Orefici ci fosse stato un giornalista maschio?

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