Scuola, la proposta di Valditara: «Arresto in flagranza per chi aggredisce i professori»


Arresto in flagranza per chi aggredisce i professori. È questa la proposta che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha intenzione di presentare al prossimo Consiglio dei Ministri. «Le aggressioni dei genitori ai docenti sono fenomeni sempre più intollerabili: il mondo della scuola, dopo quello della sanità, è il più toccato da queste aggressioni. Un tempo alla figura del professore si dava un rispetto che oggi manca, una società dove non si riconosce più l’autorevolezza e l’autorità del docente ha fallito», ha dichiarato il ministro a Mattino cinque. Il tema è uno dei punti cardine dell’operato di Valditara, che già in una precedente normativa sulla sicurezza del personale scolastico aveva inasprito le pene per le violenze contro i docenti.
Arresto in flagranza per aggressioni docenti
«Abbiamo deciso di intervenire innanzitutto rafforzando il valore del voto in condotta, sostituendo le sospensioni con attività di cittadinanza solidale e adottando sanzioni economiche da 500 a 10mila euro nei confronti dei genitori che aggrediscono», ha spiegato Vaditara. «L’ultima proposta che intendiamo portare in Consiglio dei ministri è la più forte di tutte e riguarda l’arresto in flagranza per chi aggredisce fisicamente un docente», ha aggiunto.
Schwa e asterischi: «È nostro compito imporre l’italiano»
Il ministro ha poi affrontato il tema della circolare inviata nelle scorse settimane a tutte le scuole, con cui ha raccomandato di evitare l’uso di schwa e asterischi, simboli adottati per un linguaggio più inclusivo nei confronti delle diverse identità di genere. Valditara non ha mostrato alcuna intenzione di fare passi indietro: «Siamo d’accordo che la lingua di oggi non sia quella di Dante, è evidente. Magari tra cent’anni si dirà bambin*, ragazz* e student*, ma oggi credo che nessuno di noi, nella vita quotidiana, senta dire “quest* bambin” o “quel* ragazz*”. Si tratta di un’espressione estranea al linguaggio comune».
Per il ministro, la questione riguarda il rispetto della lingua italiana, che vanta una grande tradizione e una letteratura di prestigio. «Come ha chiarito l’Accademia della Crusca, il genere neutro non esiste nella lingua italiana», ha sottolineato. A suo avviso, l’introduzione dello schwa rappresenterebbe «un atto di violenza nei confronti della lingua italiana». E ha ribadito con fermezza: «Credo sia un dovere del ministro dell’Istruzione e del Merito imporre l’uso corretto della lingua italiana».