Tesla, Elon Musk ammette sui dazi: «L’impatto sui costi non è banale»


«È importante notare che Tesla NON è indenne» dai dazi e che l’impatto delle tariffe sarà comunque «significativo». Ad ammetterlo è lo stesso Elon Musk, rispondendo a un investitore Tesla che condivide un grafico volto a suggerire che l’azienda potesse cavarsela, poiché produce tutte le sue vetture negli Stati Uniti, evitando così il dazio del 25% imposto da Donald Trump sulle auto importate. Una precisazione doverosa, che fa seguito a una lettera della stessa società (non firmata, per evitare licenziamenti) inviata a metà marzo al presidente americano, poiché alcuni dei componenti delle auto provengono o sono prodotti all’estero.

Non è l’unico intervento di Elon Musk volto a placare gli entusiasmi degli investitori di Tesla. «Tesla potrebbe trarne i maggiori vantaggi», scrive in un post l’account X ufficiale di Tesla Owners Silicon Valley, condividendo un video di Fox News con le dichiarazioni di Donald Trump sull’imposizione dei dazi del 25% per le auto importate. Anche in questo caso, Musk è costretto ad ammettere l’inevitabilmente ovvio, pubblicando il seguente commento: «Per essere chiari, questo inciderà sul prezzo dei pezzi delle auto Tesla che provengono da altri Paesi. L’impatto sui costi non è banale».

I componenti Tesla prodotti all’estero
Molti dei componenti delle auto elettriche prodotte dalle aziende americane provengono dall’estero: dalle materie prime alle batterie, in alcuni casi persino i motori. Per quanto riguarda Tesla, è innegabile l’impegno nella produzione delle batterie in Nevada, ma per soddisfare la domanda è costretta ad acquistarne altre dalla Cina, da dove provengono anche componenti per i sedili e parti del cruscotto. Alcuni pezzi di ricambio, invece, vengono prodotti in Belgio.
Il vero vantaggio per Tesla, ma non per gli americani
Benché i modelli Tesla siano tra i più venduti negli Stati Uniti, le alternative non mancano. Tra i mezzi più acquistati troviamo la Chevrolet Equinox EV di General Motors e la Mustang Mach-E di Ford che, a differenza di Tesla, vengono prodotti e importati dal Messico. I dazi al 25% imposti da Trump garantirebbero all’azienda di Elon Musk un vantaggio competitivo, ma a pagarne il prezzo saranno gli americani che vedranno ridursi la possibilità di acquistare un’auto elettrica. Secondo Business Insider, chi vorrà acquistare un veicolo elettrico rischia di dover pagare in media 2.700 dollari in più a causa dei dazi imposti dal presidente repubblicano.
La strana concezione dei dazi secondo i Repubblicani
In poche e semplici parole, si tratta di imposte indirette applicate sui beni importati da un altro Paese, rendendo meno vantaggioso il loro acquisto rispetto a quelli prodotti a livello nazionale. Ciò potrebbe comportare una riduzione delle vendite di un’azienda straniera negli Stati Uniti, ma se l’importazione risultasse inevitabile, chi pagherà il dazio? L’azienda straniera o gli americani? La seconda che abbiamo detto.

Il concetto dei dazi viene comunicato in modo fuorviante persino dall’account X ufficiale dei Repubblicani in un post pubblicato il 26 marzo 2025: «Si stima che i dazi del presidente Trump genereranno più di 100 miliardi di dollari di nuove entrate annuali per gli Stati Uniti». Una stima interessante, se non fosse che quei soldi non arriverebbero dall’estero, ma dalla spesa degli stessi americani nell’acquistare prodotti e componenti stranieri. Da “Make America Great Again” a “Make Americans Go Affordless” il passo potrebbe essere breve e per evitarlo dovranno aumentare la produzione interna, consapevoli che si tratta di un’operazione più facile a dirsi che a farsi e certamente non attuabile nell’immediato.