Francia e Regno Unito inviano addestratori militari in Ucraina, l’annuncio di Macron a fine vertice: «Non tutti sono d’accordo, ma la missione parte»


Francia e Regno Unito invieranno una «equipe franco-britannica» con l’obiettivo di «preparare quello che sarà l’esercito ucraino di domani». Una decisione presa dai due leader, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro inglese Keir Starmer, anche di fronte alla «non unanimità» riguardo alla possibilità di inviare una missione di peacekeeping europea. «Le forze di sicurezza non sono forze di mantenimento della pace, non si sostituiscono all’esercito ucraino e non combattono sul fronte», ha spiegato Macron alla stampa. «Sono forze composte da alcuni Stati che possano rassicurare l’Ucraina sul fatto di non essere attaccata di nuovo, dopo un eventuale cessate il fuoco». Tradotto: anche se non c’è l’unanimità, questa missione si farà e ognuno è libero di decidere se e come aderire.
Scholz rassicura: «Kiev avrà aiuto», Zelensky punzecchia: «L’Europa dimostri di sapersi difendere»
«L’Ucraina ha ancora bisogno di sostegno e lo otterrà», non lascia spazio a interpretazioni la posizione espressa dal cancelliere tedesco Olaf Scholz a margine del vertice dei volenterosi, riuniti all’Eliseo su convocazione di Macron. La prospettiva di una pace che sembra avvicinarsi poco a poco non fa venir meno l’intento dei 30 Paesi, tra cui l’Italia con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che hanno preso parte al tavolo parigino. I leader – sempre secondo Scholz – sono stati «unanimi» nel ribadire il supporto a Kiev anche in questa fase del conflitto. In che modo, però, non è ancora chiaro. Certo è necessaria la presenza e la partecipazione attiva degli Stati Uniti. In particolare, per quelle «garanzie di sicurezza» riguardo a cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha intenzione di fare mezzo passi indietro e che anzi ha posto come conditio sine qua non per il raggiungimento potenziale di un accordo di pace con l’omologo russo Vladimir Putin. Anche se, insiste il leader di Kiev, «Mosca non vuole nessun tipo di pace. E l’Europa dimostri di sapersi difendere». Una provocazione accolta a piene mani da Macron: «Uno dei pilastridel nostro impegno è il rafforzamento della nostra architettura di sicurezza a livello europeo. Aumenteremo gli investimenti e il coordinamento delle nostre industrie».
Il dialogo necessario con gli Usa e la conferma delle sanzioni
«In tutto ciò che concordiamo per il futuro devono essere coinvolti anche gli Usa», ha aggiunto Scholz parlando alla stampa tedesca da Parigi. «Questo significa che gli Usa devono sentirsi insieme a noi responsabili per la sicurezza dell’Ucraina e per la sicurezza e la pace dell’Europa». Una prospettiva che non sembrerebbe particolarmente gradita a molti alti funzionari della Casa Bianca, basti pensare alle male parole rivolte all’Ue nelle chat segrete dal vicepresidente JD Vance e dal segretario alla Difesa Pete Hegseth. Al contempo, però, i margini di un dialogo ci sono così come i punti di contatto tra le amministrazioni. Su tutti la possibilità – in Europa già esecutiva mentre a Washington ancora una minaccia – di sanzionare duramente Mosca per i continui bombardamenti i territorio ucraino. Su questo Scholz è stato chiaro: «Le sanzioni non possono essere fermate, andremo avanti su questo». Concetto ribadito anche dal presidente del consiglio europeo Antonio Costa e dal premier britannico Keir Starmer, secondo cui rinunciare alla pressione economica su Mosca sarebbe un pessimo «errore strategico».
Francia, Regno Unito e la vicinanza a Kiev: «Diamo mezzi per difendersi»
Il flusso continuo di aiuti militari verso Kiev, le modalità di un cessate il fuoco che sia completo e forse definitivo, l’organizzazione del post-tregua e le condizioni per l’invio di una missione di peacekeeping sotto la bandiera dell’Unione europea. Quattro punti cardine del nuovo vertice dei “Paesi volenterosi”, su cui i leader si sono confrontati. La posizione dei Paesi volenterosi è chiara: sostegno incondizionato a Kiev, così come è stato negli ultimi tre anni. L’intento è lo stesso, ma non significa che non esistano discrepanze e ruvidità all’interno della coalizione di sostegno all’Ucraina. Macron, insieme a Starmer, è di certo il leader che più si è fatto sentire nelle ultime settimane. Dalla visita al presidente americano Donald Trump a Washington fino ai 2 miliardi di aiuti militari annunciati mercoledì, Parigi non ha mai nascosto il suo sostegno a Zelensky. Ed è altrettanto chiaro che il fronte franco-britannico stia fortemente promuovendo l’invio di truppe europee per il mantenimento della pace, a condizione che sia siglato un accordo di pace: «La miglior garanzia di sicurezza sono i mezzi che daremo all’Ucraina per difendersi». Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, avrebbe insistito sulla necessità di un cessate il fuoco globale e una pace «giusta e duratura».
La proposta di Macron: «Forza considerevole dispiegata lontana dal fronte»
Non una semplice idea a tavolino, ma un progetto di intervento concreto e sul campo. Così il presidente francese, padrone di casa all’Eliseo, avrebbe proposto il dispiegamento di una «considerevole forza di coalizione» nell’Ucraina centrale. Secondo Associated Press, la posizione sarebbe «da qualche parte lungo il fiume Dnepr», quindi lontano dalle linee del fronte. A rivelarlo un funzionario francese rimasto anonimo. Le altre possibili al vaglio sarebbero lo schieramento di una forza di supporto ancora più lontano dai fronti, nell’estremo ovest dell’Ucraina o in un Paese vicino. Duro il commento del Cremlino: «Londra e Parigi continuano a escogitare piani per l’intervento militare in Ucraina. Tutto questo è mascherato da una sorta di missione di mantenimento della pace», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova.
La posizione dell’Italia: «No a forza militare sul terreno»
Sulla missione di peacekeeping, però, si prevedono attriti. Se Francia e Regno Unito sono decise, il governo italiano ha già chiarito che non ha intenzione di partecipare con uomini. Ieri la nota di Palazzo Chigi: «Non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno». Aperture, invece, riguardo a un possibile coordinamento da parte delle Nazioni Unite per quanto riguarda «l’attuazione e il monitoraggio del cessate il fuoco». Ovviamente «nella cornice autorizzativa del Consiglio di Sicurezza», e quindi anche degli Stati Uniti.
Il ruolo degli Stati Uniti e la «trasparenza» di Macron
E proprio alla Casa Bianca è inevitabilmente rivolto lo sguardo dei Paesi volenterosi. L’obiettivo, dichiarato da Macron, è di evitare qualunque screzio con l’alleato (o ex alleato) d’oltreoceano e prendere ogni decisione «in perfetta trasparenza con i nostri partner americani». Secondo alcune fonti dell’Eliseo, il presidente francese avrebbe avuto un colloqui telefonico con Donald Trump prima dell’inizio del vertice.