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Dani Alves assolto dall’accusa di stupro. I giudici: «Prove insufficienti, la vittima non è credibile»

28 Marzo 2025 - 13:20 Ugo Milano
dani alves stupro assolto
dani alves stupro assolto
L'ex difensore di Juventus e Barcellona era stato condannato a 4 ani e mezzo nel febbraio 2024. Ora il tribunale d'appello lo scagiona all'unanimità

La testimonianza della presunta vittima non è sufficiente e, pertanto, «prevale la presunzione di innocenza»: il Tribunale di giustizia di Catalogna ha assolto in appello il calciatore Dani Alves dal reato di violenza sessuale, per cui era stato condannato nel febbraio 2024 a quattro anni e mezzo di detenzione. Secondo l’accusa, il difensore ex Barcellona e Juventus avrebbe stuprato una 23enne nei bagni della discoteca “Sutton”, il 31 dicembre 2022. Dopo 14 mesi di misura cautelare in carcere, da cui era uscito solo dopo il pagamento di una cauzione di un milione di euro, il calciatore era tornato ormai da un anno dietro le sbarre. I quattro giudici d’appello – tre donne e un uomo, scrive Marca – hanno invece disposto all’unanimità l’immediata sospensione della detenzione.

La condanna in primo grado e le parole della 23enne

Dire che la decisione del Tribunale di giustizia sia un colpo di scena è un eufemismo, anche perché era stata l’accusa a chiedere di riaprire il caso nel tentativo di inasprire ulteriormente la pena già comminata al calciatore brasiliano. La procura chiedeva nove anni di carcere, la difesa della 23enne presunta vittima ne chiedeva dodici. Il risultato, invece, è il rilascio del calciatore per insufficienza di prove. Il tribunale di Barcellona, in primo grado, aveva infatti riconosciuto la veridicità della testimonianza della giovane donna, secondo cui Dani Alves aveva avuto con lei rapporti sessuali «completi e non consenzienti» nel bagno del locale. Aveva al contempo riconosciuto alcune «discrepanze» tra il racconto e quanto mostrato dalle telecamere della discoteca, comminando al giocatore una pena di 4 anni e mezzo oltre a 150mila euro di danni.

La decisione in appello: «Prove insufficienti, racconto della ragazza non affidabile»

Per il Tribunale di giustizia di Catalogna, invece, ci sarebbero «una serie di lacune, imprecisioni, incoerenze e contraddizioni sui fatti, sulla valutazione giuridica e sulle sue conseguenze» contenute nella sentenza di primo grado. La testimonianza della presunta vittima – giudicata comunque «non affidabile» – non sarebbe infatti sufficiente per «vincere la presunzione di innocenza dell’imputato». E, al di là della testimonianza della 23enne, ci sarebbe «un’insufficienza di prove» che non giustifica la condanna, da dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio.

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