Il medico e il giovane calciatore morto: «I certificati sono fasulli, in Campania il 50% degli atleti non fa visite»


Due giorni fa Diego De Vivo, giovane calciatore di 14 anni, è stato colto da un malore all’inizio dell’allenamento ed è morto. È successo in una scuola di calcio che si trova in strada comunale Selva Cafaro. Oggi Maurizio Marassi, medico di medicina sportiva, che è stato il primo sanitario del Napoli di De Laurentis e anche responsabile del Posillipo Pallanuoto campione d’Italia lancia un allarme. Che riguarda la superficialità delle visite mediche per l’idoneità sportiva. « In Campania nella sola stagione 2024-25 abbiamo registrato cinque decessi avvenuti durante la pratica sportiva. Purtroppo troppo spesso il certificato di idoneità sportiva viene rilasciato con visite mediche fatte superficialmente o in alcuni casi senza nemmeno che ci sia una vera e propria visita», dice al Mattino.
La premessa
A Dario De Martino il dottore però fa anche una premessa: «Non conosco nello specifico la situazione medica di Diego De Vivo e sono molto addolorato per una vita spezzata così presto. Quindi non entro nello specifico della sua vicenda medica che non conosco. Parlo di un problema di carattere generale. Anche perché, purtroppo, si parla di questi temi solo quando ci scappa il morto. E questo è uno dei problemi culturali che dobbiamo affrontare. Bisogna parlare più spesso di questo fenomeno che è gravissimo. Non solo quando succede una tragedia come questa. Mi batto da tanto tempo per garantire che le visite di medicina dello sport siano effettuate con serietà e competenza. Purtroppo, troppo spesso non è così. Si pensa al certificato medico come a un mero adempimento burocratico, perdendo di vista l’essenziale: la salute e la sicurezza degli atleti. Questo approccio negligente ha conseguenze tragiche».
I certificati medici
A volte i certificati medici vengono rilasciati senza effettuare visite: «C’è un fenomeno di vero e proprio “banditismo” legato ai certificati medici. Il problema non si verifica soltanto quando la visita medica non viene effettuata, ma anche quando viene fatta male. A volte viene utilizzato personale non qualificato. Capita addirittura che ad effettuare i controlli sia personale non medico. Si fanno controlli superficiali e rapidi, a volte senza nemmeno un elettrocardiogramma. E in Campania e al Sud questo fenomeno è molto più vasto. Basta guardare i costi».
I costi
Anche perché, spiega Marassi, i conti non tornano: «Qui in Campania capita che si facciano visite con 5 o 10 euro. A volte su dei camper dove in un paio d’ore si controllano 60-70 atleti senza nemmeno fare un elettrocardiogramma dopo sforzo previsto dalla legge. Una visita completa e accurata dovrebbe costare tra i 60 e gli 80 euro». Secondo una sua indagine il 50% degli atleti in Campania non ha effettuato visite mediche. Ma non si prendono provvedimenti «perché non viene visto come un problema. Perché si ritiene che il certificato medico sia un mero atto burocratico. E in troppi condividono questo approccio: le società sportive, gli allenatori, gli stessi atleti, i genitori dei ragazzi più piccoli. Le responsabilità sono di tutti, a partire da quelle delle istituzioni sportive e non solo che sanno e non fanno nulla».
La legge
Non è un problema di norme: «La legge è chiara e perfetta sul piano normativo. In Italia abbiamo le leggi migliori al mondo. Ma purtroppo viene sistematicamente disattesa. I presidenti delle società sportive, che hanno il compito di garantire la sicurezza degli atleti, sono legalmente responsabili in caso di inadempienza. Tuttavia, molti non sono consapevoli dei rischi penali e civili a cui vanno incontro. Per questo bisogna affrontare il tema innanzitutto sul piano culturale». E lui invita «ad alzare la guardia. La sicurezza degli atleti è un impegno collettivo e ogni sguardo di negligenza può costare caro. È responsabilità di tutti denunciare e opporsi a queste pratiche illegali, affinché il sistema della medicina dello sport possa finalmente essere riformato».