La scure di Trump sugli studenti pro-Pal: revocati oltre 300 visti. E l’arresto di Rumeysa Ozturk ora è un caso – Il video
Le manette per strada, quando la giovane donna stava camminando vicino a casa per andare a interrompere il digiuno del Ramadan. Gli uomini del Dipartimento per la Sicurezza nazionale sono in cinque, tutti in borghese e a volto coperto. Qualcuno, pur spuntando dall’ombra, indossa anche occhiali da sole come se volesse imitare i più celebri film di spionaggio. Ma a essere arrestata, martedì mercoledì 26 marzo a Somerville, in Massachusetts, non è un agente segreto. Rumeysa Ozturk, 30enne originaria della Turchia, è una semplice studentessa di dottorato della Tufts University. Viene presa, fatta salire in macchina e portata in un centro di detenzione in Louisiana, a migliaia di chilometri da casa. Le accuse a suo carico non sono ancora state formulate ufficialmente, il segretario di Stato americano Marco Rubio si è limitato a definirla: «Uno di quei pazzi». Tradotto, una delle attiviste che durante gli scorsi mesi hanno preso parte alle manifestazioni pro Palestina nelle università americane. Che ora si stanno nuovamente agitando per chiedere il rilascio di Rumeysa e di tanti altri studenti che hanno subito il suo stesso destino.
Rubio: «Se mi inviti a casa tua e la sporco di fango, scommetto che anche tu mi cacci»
Il presidente Donald Trump, così come i suoi più stretti collaboratori, avevano già promesso intransigenza durante la campagna elettorale. Mercoledì 27 marzo, commentando l’arresto della studentessa 30enne, Rubio è stato ancor più chiaro: «Abbiamo revocato circa 300 visti per studenti, forse di più», ha detto durante una conferenza stampa. «Lo facciamo ogni giorno. Ogni volta che trovo uno di questi pazzi, gli tolgo il visto». La Tufts University ha effettivamente fatto sapere che il visto di Rumeysa Ozturk risulta terminated, rescisso. Gli ordini agli agenti sono chiari: rastrellare le università depurandole degli individui ritenuti responsabili dei disordini che hanno investito gli atenei di tutta l’America. Per Rubio, e per Trump, si tratta di veri e propri agitatori che costituiscono un pericolo per la sicurezza nazionale: «Ti abbiamo dato un visto per venire a studiare e ottenere una laurea, non per essere un attivista sociale che viene a distruggere i nostri campus universitari. Se mi inviti a casa tua perché ti dico: “Oh, voglio andare a cena da te”, e poi entro in casa tua e comincio a sporcare di fango il tuo divano e a imbrattare la tua cucina, scommetto che mi caccerai».
La “colpa” di Rumeysa: la firma su un testo pro-Palestina
Stando ai quotidiani americani, per ammanettare gli studenti il Dipartimento della Sicurezza nazionale si starebbe basando su una norma che risale alla Guerra Fredda e che dà al segretario di Stato l’autorità di espellere gli stranieri se «le loro azioni hanno conseguenze potenzialmente negative sulla politica estera». Anche revocare il visto è pienamente nei poteri dell’amministrazione di Washington. Ma perché? L’anno scorso, Rumeysa Ozturk sarebbe stata tra le autrici di un testo – pubblicato sul giornale studentesco dell’università – che criticava l’ateneo per il suo posizionamento riguardo al conflitto del Medio Oriente. La 30enne, insieme ai cofirmatari dell’appello. aveva chiesto all’università di «riconoscere il genocidio palestinese» e «disinvestire dalle aziende con legami diretti o indiretti con Israele». Ad Hamas non si fa riferimento neanche una volta. Per Donald Trump, invece, questi studenti avrebbero «sostenuto organizzazioni terroristiche».
Le proteste degli studenti per Rumeysa
Dopo l’arresto e la detenzione della giovane, le piazze del Massachusetts si sono riempite. Non di studenti pro-Pal o pro-Hamas, ma di persone giovani e anziane. Con cori e cartelli hanno chiesto a gran voce il rilascio di Rumeysa e delle altre decine di studenti ammanettati dagli agenti della Sicurezza nazionale. Per ora la Casa Bianca non dà cenno di flessione.
March 26, 2025