La storia del chirurgo gay e del padre che ha provato a fargli spezzare le dita da un sicario


Fabrizio Obbialero, 43 anni, fa il chirurgo a Torino. È omosessuale. Il giudice del tribunale civile di Asti ha condannato il padre 75enne a risarcirlo. Il genitore ha tenuto una condotta vessatoria e violenta. Ricevendo anche una condanna a due anni in tribunale per lesioni aggravate e stalking nel 2020. Il padre è accusato di aver assoldato un picchiatore che avrebbe dovuto spezzare le dita al figlio. Ma il sicario, dopo aver pedinato il medico, non se l’è sentita. «Ce ne sono stati tanti, tutti penosi: (mio padre, ndr) se la prendeva con me e con chi mi era accanto, che fosse il mio compagno o che fosse mia madre che è sempre stata dalla mia parte fino a che non è morta per una malattia», racconta Obbialero al Corriere della Sera, assistito dall’avvocato Maximiliano Bruno.
La storia del chirurgo e del padre
Il padre inviava anche messaggi su Facebook per denigrare il figlio: «Il Profeta si fa le canne», scriveva pubblicamente sui social. A Fabrizio è stato riconosciuto il danno biologico: «Anche perché la battaglia legale con mio padre è ancora aperta su altri episodi. Ha provato ad accusarmi spesso, come quando mi ha denunciato per avergli rotto un dente, ma da quella come da altre accuse sono stato assolto, in quel caso mi scagionò il suo dentista». Quando ha fatto coming out «in cuor mio lo sapevo che mio padre non l’avrebbe presa bene. Quando ero piccolo e non volevo giocare a calcio ne fece un caso di stato: o ero un calciatore o ero un fr..o, diceva. Alla fine raccontai tutto perché non potevo sostenere una doppia vita in un momento così delicato come la malattia di mia madre».
La sentenza
La situazione ha creato «un contesto caratterizzato da offese e aggressioni reiterate sia fisiche che verbali», scrive il giudice Marco Bottallo nella sentenza del 22 marzo. Causando alla vittima una «sintomatologia psicopatologica che configura un disturbo dell’adattamento con sintomi ansiosi e depressivi», spiegano i medici nella consulenza chiesta dal tribunale. Il risarcimento sarà di un euro, simbolico. Il giudice gli ha attribuito un’invalidità del 9%. Obbialero racconta a La Stampa che «mia madre stava male, aveva una grave malattia. Così decisi di svelarle quello che le avevo sempre nascosto. Lei capì. Poi lo disse a mio padre. All’inizio lui non sembrò ostile, ma di punto in bianco le cose cambiarono. Divenne rabbioso, insofferente. Non perdeva occasione per danneggiarmi. Se la prendeva anche con mia madre che era in cura. Fino a portarla alla morte».
La frociaggine
E ancora: «Quando mia madre compì 60 anni pensai di invitare i suoi parenti per festeggiarla. Lui me lo vietò. Perché non voleva che vedessero la mia “frociaggine”, disse sprezzante, aggiungendo altri insulti». E sull’aggressione racconta: «Nel mio caso, “l’incaricato” alla fine cambiò idea. Quello mandato a picchiare il mio compagno completò la missione. Mio padre, 12 ore prima dell’aggressione, chiamò mia sorella, e le chiese del mio compagno, se avesse la faccia gonfia. Mia sorella lì per lì non capì. Quando poi il mio compagno fu picchiato, collegammo il senso di quella domanda. Telefonò compiaciuto ma con troppo anticipo».