Coltello alla gola delle figlie e bastonate se «vivevano alla occidentale». Al consigliere di Brescia il braccialetto elettronico, arrestato il figlio


Picchiavano le due figlie perché non volevano vivessero «alla occidentale» e conoscessero coetanei italiani. Le minacciavano con il martello – anche di morte – se si tagliavano i capelli o se volevano depilarsi. E le richiudevano nel seminterrato per bastonarle senza essere disturbati. Sono indagati per maltrattamenti in famiglia il consigliere comunale di centrodestra a Brescia, Balwinder Singh, e la moglie. Per entrambi il gip ha disposto, su richiesta della procura, il braccialetto elettronico per monitorare il rispetto del divieto di avvicinamento alle due giovani, ora in comunità. Nell’ambito della stessa inchiesta, nei giorni scorsi è stato arrestato un figlio 26enne della coppia. Su di lui pende l’accusa di violenza sessuale a danno delle due sorelline, di 23 e 17 anni.
Singh e l’omicidio di Saman: «Doveroso per preservare la reputazione»
Ieri Singh, 49 anni originario dell’India e a Brescia da 24 anni, era regolarmente seduto in consiglio comunale, a cui è stato eletto nella lista “Fabio Rolfi sindaco”. Qui, scrive il Corriere Brescia, per lungo tempo ha pontificato sull’importanza del lavoro, del rispetto delle regole, della convivenza e dell’integrazione multiculturale tra diversi popoli. A casa, invece, era tutta un’altra storia. Balwinder Singh, insieme alla moglie, avrebbe vessato e umiliato continuamente dal 2005 a oggi le figlie. Per lui era inaccettabile il loro desiderio di vivere come donne occidentali e frequentare ragazzi italiani. Controlli ossessivi, insulti e botte con un bastone se venivano sorprese a chattare con coetanei non indiani. Ma anche disinteresse completo per il percorso scolastico delle due, per le quali i due genitori già avevano pronto un matrimonio combinato con un indiano. In una occasione, Singh avrebbe manifestato davanti alle figlie il suo apprezzamento per l’omicidio della giovane Saman Abbas, uccisa dai genitori vicino a Reggio Emilia perché non voleva conformarsi alla tradizione imposta dalla famiglia. Per il consigliere bresciano, si sarebbe trattato di «un’azione doverosa per preservare la reputazione sociale».
Coltelli, bastoni e martelli se non obbedivano ai genitori
Singh, nonostante il provvedimento di allontanamento dalle figlie, si professa innocente. Il procedimento a suo carico è partito grazie alla denuncia della minore, che in occasione di una mostra contro la violenza sulle donne nel liceo che frequenta, avrebbe consegnato a un’insegnante un biglietto: «Subisco pesanti maltrattamenti da parte di mio padre, non so più come devo fare». Le indagini, partite dal Tribunale per i minorenni e poi dalla procura, hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Secondo gli inquirenti, Singh e la moglie costringevano le ragazze a vestirsi con pochi abiti, a lavarsi solo con l’acqua fredda e a frequentare scuola senza il materiale scolastico e senza merenda (a cui provvedevano le insegnanti). I capelli dovevano essere lunghi e legati, il corpo mai depilato, nonostante la derisione dei compagni. Se saltavano lezioni, venivano minacciate: «Ti uccido se lo fai ancora», avrebbe detto il 49enne a una delle due puntandole un coltello alla gola e malmenandola nel seminterrato con la moglie per i giorni successivi. Poi le minacce con un martello perché non avevano vinto un concorso religioso e perché si erano tagliate i capelli.