La sfida di Netanyahu alla Cpi: mercoledì vola da Orbán in Ungheria. L’avviso dell’UE: «Stati eseguano rapidamente i mandati di arresto»


«L’Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma». Ne «rispetta l’indipendenza e l’imparzialità». Ed «è fortemente impegnata nella giustizia penale internazionale e nella lotta contro l’impunità. Come affermato nelle Conclusioni del Consiglio del 2023, il Consiglio invita tutti gli Stati a garantire la piena cooperazione con la Corte, anche mediante la rapida esecuzione dei mandati di arresto pendenti, e a stipulare accordi volontari». Parola del portavoce della Commissione europea Anouar El Anouni, interpellato sull’annunciata visita in Ungheria del premier israeliano Benyamyn Netanyahu, su cui potrebbe scattare il mandato d’arresto della Corte Penale internazionale. Netanyahu vola in Ungheria rischiando, perché il paese centro-europeo aderisce al Trattato di Roma. Ma il suo presidente Viktor Orbán, quando uscirono le accuse dall’Aja, aveva reagito definendole «vergognose» e anzi aveva invitato l’israeliano a Budapest. Nel frattempo il numero uno di Tel Aviv ha incassato un altro messaggio in suo favore da parte del suo principale alleato. Trump in un’intervista alla Nbc ha minacciato «bombardamenti» e «dazi secondari» all’Iran se il regime non troverà un accordo con gli Usa sulla rinuncia al programma nucleare a scopi militari.