Il presidente di Unipol contro lo smartworking: «È un privilegio: una volta si protestava per i licenziamenti»


Secondo il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, tornare allo smartworking sarebbe come «trasformare un’emergenza in una nuova organizzazione del lavoro permanente». Basta quindi con i dipendenti che lavorano da casa per il gruppo bolognese. Con buona pace dei dipendenti che protestavano fuori dalla Torre Unipol durante la presentazione del nuovo piano industriale. Cimbri spiega al Corriere della Sera che si trattava di uno sparuto gruppo di lavoratori, impegnati solo a difendere quello che lui considera una sorta di «privilegio».
Carlo Cimbri: «Impegno, dedizione e sacrifico»
Il presidente della società finanziaria ci tiene a ricordare quanto la sua compagnia sia cresciuta innanzitutto grazie a «l’impegno, la dedizione e il sacrificio» di chi ha lavorato per il gruppo, inclusi certi sindacalisti di un tempo, «gente che si è spaccata la schiena pur rappresentando i lavoratori per far crescere Unipol». Ma proprio quella manifestazione a Cimbri ha messo un po’ di nostalgia per i tempi che furono: «Mi dà grande tristezza perché mi portano a vedere com’è cambiata la società. Ai miei tempi si scendeva in piazza per protestare contro i licenziamenti, la chiusura delle fabbriche, le condizioni disumane di certi luoghi di lavoro».
«Lo smartworking distrugge il tessuto sociale»
«Capite – prosegue Cimbri – che protestare perché una minoranza che lavora dentro lo staff e le direzioni generali non può avere il lusso di lavorare da casa mi rattrista perché significa aver perso la dimensione della realtà. Non si tratta più di tutelare la retribuzione o i posti di lavoro ma di avere dei privilegi». C’è poi un pericolo nel concedere lo smartworking secondo Cimbri, perché «distrugge il tessuto sociale di un’impresa, perché un’impresa è fatta di carne, è fatta di servizi che diamo con le persone che si formano, acquisiscono professionalità nella relazione con le persone, non stando chiuse nel loro salotto».
La reazione dei sindacati
Parole che non sono proprio piaciute ai sindacati, nessuno escluso pare. In una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil, i rappresentanti dei dipendenti di Unipol hanno difeso quello sparuto gruppo che manifestava fuori dalla sede centrale: «Questa manifestazione vuole essere l’inizio di un percorso che mira a portare all’attenzione dell’opinione pubblica le disuguaglianze e le contraddizioni di un gruppo che produce utili stellari professando responsabilità sociale, ma che non riconosce la centralità dei propri dipendenti né del territorio sul quale dovrebbe insistere tale responsabilità»