Le Tre Cime di Lavaredo come Venezia: le montagne col ticket d’ingresso contro l’overtourism. Come funzionerà e quanto costa


Le Tre Cime di Lavaredo come Venezia. Anche per visitare i tre picchi dolomitici presto sarà necessaria una prenotazione, in maniera simile a come avviene per il capoluogo, all’altro capo del Veneto. Una mossa che, come spiega Dario Vecellio Galeno, sindaco di Auronzo di Cadore, nel Bellunese, non serve a fare cassa, ma a ridurre il sovraffollamento in un luogo che suo malgrado è diventato uno dei tanti simboli dell’overtourism nel nostro Paese. Infatti, non è bastato il pedaggio applicato diversi anni fa a chi percorre la strada che porta al rifugio Auronzo, ai piedi del massiccio montuoso tra Veneto e Alto Adige a calmierare gli arrivi. Attualmente si pagano dai 20 euro in moto, 30 euro in auto, fino ai 120 euro in un pulmino di trenta persone.
Il pedaggio e la prenotazione per le Tre Cime di Lavaredo
«Come ha fatto notare il primo cittadino citato dal Corriere del Veneto, l’afflusso di turisti resta troppo elevato, fino a toccare punte di 7-8 mila persone al giorno». Per questo, «abbiamo pensato a una soluzione per arginare il traffico nella zona — ha detto — perché ha toccato punte insostenibili e questo nonostante il pedaggio che si paga attualmente. Il mio Comune ha pensato a un sistema di prenotazione per gestire i flussi di turisti e per limitare l’accesso». Così si potrà «dare respiro all’area di Misurina attorno al lago. Ci si potrà prenotare sul web e potrà essere garantito un accesso regolamentato favorendo il più possibile bus navetta dedicati più che l’auto singola. Vogliamo un turismo sostenibile e responsabile».
Basta turismo mordi e fuggi
La soluzione in programma ad Auronzo affronta anche un’altra questione. Una delle alternative sulla tavola rotonda del Comune era un ulteriore aumento dei prezzi del pedaggio, che già vengono ritoccati di anno in anno. Tuttavia, un sistema simile contribuisce a rendere le montagne che vuole proteggere un luogo sempre più elitario, appannaggio di ricchi turisti che si possono permettere il prezzo per percorrere la strada. D’altro canto, negli ultimi anni la situazione si è fatta sempre più seria, con code di auto chilometriche lungo i tornanti, che hanno spinto l’amministrazione a cercare una soluzione. «Dobbiamo pensare a un numero massimo di persone che possano arrivare nella zona. Ne va della qualità complessiva del turismo, che non può diventare un luogo dove si fa una parata di Porsche o un turismo mordi e fuggi. Deve essere un turismo consapevole della bellezza di quello che si va a visitare e, per questo, rispettoso e regolamentato», è la visione complessiva illustrata da Renato Frigo, presidente del Cai Veneto.