Dopo la condanna all’ineleggibilità Marine Le Pen non molla: «Non voglio la grazia, non mi ritiro dalla vita politica»


Marine Le Pen non vuole la grazia del Capo dello Stato Emmanuel Macron, affermando che «la grazia si applica a una decisione definitiva». La leader dell’estrema destra francese intervenendo su Tf1, ha detto di «avere fiducia nella capacità di una corte d’appello di analizzare questo caso con neutralità e scoprire che in realtà non avevamo nulla da rimproverarci». La condanna – ha tenuto a sottolineare – non segna «in alcuna maniera, forma o modo» un suo ritiro dalla vita politica.
Le Pen e otto eurodeputati sono stati condannati di appropriazione indebita di fondi pubblici. Lo rende noto il tribunale di Parigi dove oggi – lunedì 31 marzo – si è svolto il processo sugli assistenti degli eurodeputati del Rassemblement National al Parlamento europeo di Strasburgo. La leader dell’estrema destra francese è stata condannata a 4 anni, di cui 2 senza condizionale con possibilità di braccialetto elettronico, e all’ineleggibilità «con effetto immediato». La leader dell’estrema destra francese non potrà, dunque, candidarsi alle Presidenziali del 2027, sulle quali la stessa politica nutriva grandi ambizioni e sui cui veniva data in vantaggio nei sondaggi del primo turno. Per Le Pen anche una multa di 100mila euro. L’avvocato di Marine Le Pen ha annunciato dopo la sentenza che farà ricorso in appello contro la decisione dei giudici.
Lunedì mattina, prima della decisione dei giudici, la capofila del Rn – consapevole dell’importanza della sentenza per il partito – ha evocato la possibilità che sia il suo delfino Jordan Bardella il candidato del Rassemblement alle prossime elezioni. «Ha la capacità di essere presidente della Repubblica», ha detto la capogruppo parlamentare del partito.
March 31, 2025
Il verdetto: la pena più alta a Le Pen
Pronunciando il verdetto in sua assenza – Le Pen aveva lasciato la sala dell’udienza poco prima, «visibilmente esasperata», secondo Le Figaro – il tribunale ha spiegato che la pena è legata al «ruolo centrale» avuto dalla leader di estrema destra «nel sistema» illegale concepito dal Rassemblement per appropriarsi dei soldi del Parlamento europeo. Il tribunale ha inoltre evocato «una turbativa dell’ordine pubblico e del funzionamento democratico» dell’Assemblea Ue. Il Front National, l’ex partito di estrema destra francese poi divenuto Rassemblement National, è stato inoltre condannato a pagare una multa di due milioni di euro, di cui un milione senza condizionale. Al partito nazionalista francese verrà inoltre confiscato un milione di euro sequestrati durante la procedura giudiziaria. Oltre Le Pen, sono stati condannati tutti gli altri 23 imputati nel processo, con pene che vanno dai 6 mesi di carcere con la condizionale ai 4 anni, di cui 2 senza condizionale. Un solo indagato è stato prosciolto.
I giudici: «2,9 milioni di euro sottratti al Parlamento Ue»
Il caso era emerso già nel 2014, quando il Parlamento europeo aveva segnalato dei sospetti impieghi fittizi da parte del Front National. Le Pen è accusata di aver messo le mani illecitamente su fondi tramite finanziamenti di assistenti parlamentari europei, che in realtà tra il 2004 e il 2016 lavoravano per il partito in Francia e non a Bruxelles o Strasburgo. Secondo il tribunale di Parigi, la leader del Rassemblement National avrebbe fatto pagare al Parlamento europeo stipendi per 2,9 milioni di euro a persone che non lavoravano nell’emiciclo dell’Unione europea. In particolare, la cifra indebita contestata a Marine Le Pen sarebbe di 474mila euro. «Le Pen è al centro di questo sistema, dal 2009, con autorità»: è quanto dichiarato dalla presidente del tribunale di Parigi, Benedicte de Perthuis, pronunciando le sentenze.
March 31, 2025
Il rischio dell’ineleggibilità e il successore Bardella
In poche parole, anche se Le Pen dovesse presentare ricorso in appello, la condanna sarà comunque in effetto senza attendere la condanna definitiva. I nove europarlamentari, tra cui Le Pen, e i dodici assistenti parlamentari oggi dichiarati colpevoli al tribunale di Parigi hanno firmato dei «contratti fittizi», nel quadro di un vero e proprio «sistema» di appropriazione indebita all’interno del Rassemblement National: è quanto dichiarato dalla presidente del tribunale, Bénédicte de Perthuis, nel giorno della sentenza a Parigi. «È stato accertato che tutte queste persone lavoravano in realtà per il partito, che il loro deputato (di riferimento) non aveva affidato loro alcun compito» e che «passavano da un deputato all’altro», ha precisato la magistrata, aggiungendo: «Non si trattava di mutualizzare il lavoro degli assistenti quanto piuttosto di mutualizzare le risorse dei deputati». De Perthuis ha poi avvertito: «Che le cose siano chiare: nessuno viene processato per aver fatto della politica, non è il tema. La questione è sapere se i contratti sono stati eseguiti o meno».