«Israele ha ucciso 15 paramedici e soccorritori uno a uno». La denuncia dell’Onu: «Erano chiaramente segnalati. Dovevano salvare vite»


Quindici paramedici e soccorritori palestinesi, tra cui almeno un dipendente delle Nazioni Unite, «sono stati uccisi dalle forze israeliane uno a uno e sepolti in una fossa comune otto giorni fa nei pressi di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza». A diramare la denuncia è l’Onu. In particolare l’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Unocha) assieme all’associazione umanitaria Mezzaluna Rossa palestinese (Prcs). Le 15 vittime erano in missione per salvare i colleghi che erano stati colpiti nel corso della stessa giornata, quando i loro veicoli, chiaramente contrassegnati come umanitari, sono finiti sotto il pesante fuoco israeliano nel distretto di Tel al-Sultan della città di Rafah. Un funzionario della Mezzaluna Rossa a Gaza citato dal Guardian ha affermato che ci sono prove che almeno una persona sia stata prima arrestata e poi uccisa, poiché il suo corpo è stato trovato con le mani legate. Le sparatorie sono avvenute il 23 marzo. Un altro operatore della Mezzaluna Rossa è stato dichiarato disperso.
March 30, 2025
Il recupero dei corpi
Il video del recupero dei corpi è stato pubblicato su X da Jonathan Withall, capo della divisione palestinese dell’O«cha. Sette giorni fa, le ambulanze della protezione civile e della Prcs sono arrivate sulla scena», ha scritto Whittall. «Uno a uno, (i paramedici e gli operatori della protezione civile, ndr) sono stati colpiti e uccisi. I loro corpi sono stati raccolti e sepolti in questa fossa comune. Li stiamo disseppellendo nelle loro uniformi, con i guanti. Erano qui per salvare vite», ha aggiunto. David Lazzarini, capo dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha confermato che una delle vittime era un dipendente dell’agenzia. Secondo quanto riferisce Withall, Tel Aviv avrebbe concesso alle Nazioni Unite di raggiungere il luogo dell’attacco solo dopo cinque giorni di richieste.
La risposta di Israele
L’esercito israeliano ha affermato che in una «valutazione iniziale» dell’incidente ha rilevato che le proprie truppe hanno aperto il fuoco su diversi veicoli «che avanzavano in modo sospetto verso le truppe delle Idf senza fari o segnali di emergenza». Le Idf hanno aggiunto che il movimento del veicolo non era stato coordinato in anticipo con l’esercito israeliano e che l’area era una «zona di combattimento attiva». La Mezzaluna Rossa ha affermato invece che il distretto di Tel al-Sultan era stato considerato sicuro e che il movimento lì era libero, senza che fosse necessario un coordinamento.