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Terremoto in Myanmar, il crollo del grattacielo a Bangkok e il mistero dei documenti rubati

31 Marzo 2025 - 10:40 Ugo Milano
terremoto myanmar uffici evacuati bangkok
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A Mandalay i soccorsi faticano. Una donna è stata estratta viva dalle macerie. In Thailandia il governo ha individuato acciaio di bassa qualità tra i materiali usati per il grattacielo

In Myanmar si scava ancora a mani nude tra le rovine degli edifici. Tre giorni dopo il terremoto di magnitudo 7.7 che ha dilaniato il sud-est asiatico lo scorso venerdì, sono ancora centinaia le persone che mancano all’appello. Nelle ultimissime ore, alcuni soccorritori sono riusciti a liberare una donna scavando tra i resti del Great Wall Hotel di Mandalay, una delle città più vicine all’epicentro della violentissima scossa. Ma a 72 ore dal disastro, i tentativi di salvare chi è rimasto intrappolato tra i detriti si sta trasformando in una corsa contro il tempo. Quando ancora molte zone del Paese sono difficili da raggiungere e le comunicazioni non sono tornate completamente in funzione, il conto ufficiale dei morti è salito a oltre 1.700, quello dei feriti a più di 3.400. A Bangkok, intanto, numerosi uffici sono stati evacuati per «crepe sospette pre-esistenti». E le indagini sul cantiere del grattacielo thailandese, crollato uccidendo almeno 12 operai e intrappolandone altri 76, avrebbero portato alla luce presunte irregolarità nella costruzione.

Uffici evacuati a Bangkok

Centinaia di persone si sono riversate per le strade di Bangkok nel bel mezzo della mattinata lavorativa di lunedì 31 marzo. Decine di edifici, in particolare una serie di grattacieli concentrati in due isolati di uffici tra cui la Borsa thailandese, sono stati evacuati a seguito di segnalazioni di vibrazioni e crepe. La prima ministra, Paetongtarn Shinawatra, ha comunicato sui social che si trattava di crepe «pre-esistenti», probabilmente eredità della violenta scossa di venerdì scorso.

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Persone evacuate da un grattacielo di Bangkok in seguito a segnalazioni di oscillazione della struttura causata da una possibile scossa di assestamento del terremoto del Myanmar

Il crollo del grattacielo, l’acciaio di bassa qualità e la scomparsa di faldoni di documenti

Continuano le indagini sullo «sbriciolamento» del grattacielo in costruzione, sotto il quale rimangono ancora disperse circa 80 persone. L’edificio, in mano alla Italian-Thai Development (al 100% thailandese) e a una sussidiaria del gigante cinese China Railway Group, risultava in pesante ritardo rispetto alla tabella di marcia. Il governo thailandese già nei mesi precedenti aveva addirittura minacciato di interrompere il progetto, completato solo al 30%. Il timore, esplicitato dal ministro dell’Industria, è che il grattacielo sia stato costruito con acciaio di bassissima qualità. È già stato disposto un campionamento del materiale che sarà analizzato nei laboratori già nel corso di oggi, lunedì 31 marzo. Alla luce dei sospetti sorgono numerosi dubbi su quanto avvenuto all’alba, quando quattro cittadini cinesi sono stati fermati dopo che avevano portato via da un container vicino al grattacielo una serie di faldoni pieni di documenti. Interrogati dalle forze dell’ordine, i quattro – dipendenti del Chiana Railway Group – hanno spiegato che «stavano prendendo gli atti per una richiesta di risarcimento».

La situazione in Myanmar e quegli aiuti (prima negati poi concessi) di Trump

Intanto in Myanmar la situazione rimane drammatica. La stagione calda, con temperature che sforano i 40 gradi, non lasciano respiro ai dispersi e ai team di soccorritori, arrivati anche dall’estero nel tentativo di velocizzare il recupero di chi è rimasto intrappolato. Molte squadre, però, non hanno a disposizione nessun tipo di attrezzatura e sono costretti a lavorare a mani nude. I danneggiamenti a strade e ponti hanno poi reso ancora più complicato raggiungere alcune zone del Paese. Washington ha promesso 2 milioni di dollari di aiuti alla giunta militare, ha comunicato l’agenzia USAid che poche settimane prima aveva tagliato i fondi proprio a una serie di progetti con sede nel Paese. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, servono almeno 8 milioni di dollari per garantire la minima assistenza umanitaria alla popolazione. Per i prossimi sette giorni, la giunta militare al governo del Myanmar ha proclamato lutto nazionale, rinunciando (almeno ufficialmente) ai bombardamenti contro i soldati filo-governativi.

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