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C’è chi finge di divorziare per eludere il fisco. Ma i social valgono come prova

01 Aprile 2025 - 06:53 Alba Romano
finto divorzio eludere fisco
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Il caso di una coppia condannata in Cassazione

Una finta separazione? Non risolve i problemi con il fisco. Lo ha deciso la Corte di Cassazione giudicando il caso di una coppia che aveva finto di divorziare per fermare una cartella esattoriale. Ma i social network li hanno tradito. Le foto dei viaggi e i commenti postati su Facebook da quelli che dovevano essere due ex coniugi costituiscono invece la prova della «natura fraudolenta della separazione e del successivo divorzio». Con una sentenza depositata il 28 febbraio dalla terza sezione penale un marito è stato condannato a due anni e la moglie a un anno e mezzo. Per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.

La sentenza

A raccontare la sentenza oggi è Il Messaggero. La prima decisione l’aveva presa il tribunale di Torino il 26 gennaio 2023. Poi la Corte d’Appello l’aveva confermata il 16 aprile. Lui aveva preso in affitto una casa per dare prova del divorzio. Ma agli inquirenti era parso strano che la separazione fosse stata iscritta a ruolo appena un mese dopo la notifica di un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Una richiesta di 473.359 euro nei confronti dell’imputato, seguito da un secondo avviso da 213.929 euro, per un totale di 700 mila. Dopo il primo avviso l’uomo nonostante «fosse titolare di un cospicuo patrimonio mobiliare e immobiliare, con il quale avrebbe potuto far fronte al pagamento quantomeno del primo debito erariale», si era subito spogliato di tutti i suoi beni. Intestando la sua Porsche Cayenne alla suocera e trasferendo le quote di casa sua alla moglie.

La convivenza

Alla procura è bastato poco per accorgersi che i due continuavano a vivere more uxorio. Mentre la mansarda affittata era rimasta disabitata. Poi i post su Facebook. Che secondo la Cassazione hanno «valore confessorio». Lui definiva ex moglie la donna sul profilo, ma poi nei commenti smentiva. Nella sentenza, poi, si sottolinea «il costante mantenimento di comuni relazioni amicali e familiari, dimostrato, fra gli altri, dal commento “bella cognatina” postato dalla sorella dell’imputato sotto una foto ritraente il fratello e la moglie insieme; commento ritenuto coerente con il persistere dell’unione tra gli imputati».

La Porsche

L’uomo postava anche foto dell’auto che in teoria aveva dato alla suocera. La definiva «Gatsuvmobil». Tutti elementi «univoci nel senso dell’utilizzo esclusivo della vettura per la sua attività professionale, tanto da riprodurvi sopra il logo della propria agenzia immobiliare ed il proprio nome», si legge nella sentenza. La polizia lo ha fotografato mentre lo usava. E lui continuava a pagarne le spese.

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