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Chiara Ferragni taglia il personale con giallo sull’aiutino pubblico. Mistero sui conti della holding, l’effetto anche sulla sorella Valentina

05 Aprile 2025 - 13:38 Fosca Bincher
Mentre va avanti il piano di ristrutturazione di Fenice con scivolo all’uscita dei dipendenti, mai reso pubblico il bilancio 2023 di Sisterhood, da cui si attende l’aumento di capitale per non fallire. Diminuiti anche i ricavi della sorella influencer

La cura imposta da Claudio Calabi alla società Fenice di Chiara Ferragni ha imposto l’uscita di una parte rilevante del personale dipendente della società. Secondo i dati contenuti nel doppio bilancio al 31 dicembre 2023 e al 30 novembre 2024 depositato in versione integrale nel registro delle Camere di commercio dopo l’approvazione di qualche settimana fa, sono stati impiegati 210 mila euro in scivoli per l’uscita del personale, che nel 2023 era composto da 27 dipendenti (1 quadro, 21 impiegati e 5 altri contratti). Oltre all’impiego di questi fondi che erano stati appostati già nel bilancio 2023 a fondo rischi, insieme agli impegni finanziari con Agcom dopo l’inchiesta sui Pandori Balocco e le uova di Pasqua dei Dolci Preziosi, agli accordi transattivi da 160 mila euro con il padrone di ufficio abbandonato anticipatamente nel gennaio 2025 e oltre i 4,2 milioni di euro per «contenziosi pendenti e potenziali».

Le buonuscite per alleggerire i costi e l’Inps che concede un esonero contributivo

L’uscita del personale peraltro è continuata nei primi tre mesi di quest’anno, trovando altri accordi di buonuscita, come segnalato dallo stesso Calabi nella documentazione firmata nel marzo scorso. Curiosamente proprio ad una società che sta riducendo la sua forza lavoro per cercare di tagliare tutte le spese in una situazione di mercato fortemente compromessa, è arrivato invece un aiutino all’occupazione dello Stato italiano. Un esonero contributivo di 5.338,07 euro concesso dall’Inps per l’assunzione di «un giovane lavoratore effettuata fra il 1/7/2022 e il 31/12/2023». È augurabile che poi quel giovane assunto prima del Pandoro-gate non sia stato accompagnato all’uscita con gli scivoli messi in campo in questi mesi.

I misteri sui conti della holding non più resi pubblici dalla fine del 2022

Mentre Calabi ha chiarito la situazione di Fenice costringendo gli azionisti ad un sostanzioso aumento di capitale per non portare i libri in tribunale, meno chiara è la situazione di altre società della Ferragni. Si intuisce qualcosa di Fenice retail, la società controllata che aveva la catena fisica dei negozi con il marchio. Non è mai stato pubblicato un bilancio, ma dalle note di Calabi si apprende la svalutazione integrale della partecipazione e pure dei crediti commerciali vantati. La società, quindi, dovrebbe essere arrivata al capolinea. Nulla si sa invece di Sisterhood, che è la holding della Ferragni che controlla totalmente Tbs crew (altra società coinvolta nel Pandoro-gate) ed è l’azionista di Fenice che dovrebbe sobbarcarsi buona parte dell’aumento di capitale per non farla fallire. Se con Calabi i disastrosi conti di Fenice sono venuti a galla, quelli di Sisterhood in cui il manager non è coinvolto restano un mistero. Non è mai stato pubblicato il bilancio 2023, che potrebbe avere risentito alla fine dei guai e sono del tutto ignoti i numeri del 2024, l’anno della crisi. Ma era una società ricca a leggere il bilancio 2022, anche se in ridimensionamento rispetto al boom del 2021. Alla fine del 2022 aveva in cassa disponibilità liquide per 5,8 milioni di euro e un patrimonio netto distribuibile di poco superiore ai 21 milioni di euro. Non si sa quanto sia stato mangiato nel biennio successivo dai noti guai, ma dovrebbe avere la benzina necessaria a tamponare la crisi.

L’onda lunga dei guai sfiora anche l’innocente sorella Valentina

C’è anche il timore che il Pandoro-gate abbia gettato la sua ombra anche oltre i confini dell’impero di Chiara Ferragni. Perché qualche riverbero potrebbe esserci stato anche negli affari della sorella influencer, Valentina Ferragni. Non si conosce ancora l’andamento del 2024, ma già dal bilancio 2023 qualche crepa emergeva. Soprattutto sul fatturato della sua società Vieffe, che ha perso 1 milione di euro scendendo dai 4,9 milioni del 2022 ai 3,9 milioni di euro del 2023. Meno sensibile l’effetto sul risultato netto di bilancio, che comunque era ancora in utile di 740 mila euro, in contrazione rispetto ai 921 mila euro dell’anno precedente. Valentina non ha alcun coinvolgimento nei casi sollevati dall’antitrust sulle società della sorella Chiara, ma evidentemente l’onda lunga dei guai familiari sfiora anche lei.

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