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Lo scienziato che studia gli squali: «Ecco perché attaccano l’uomo»

07 Aprile 2025 - 07:19 Alba Romano
squali attacco uomo spiegazione
squali attacco uomo spiegazione
Emilio Sperone ha un laboratorio che monitora l'inquinamento nel mar Mediterraneo

Emilio Sperone, professore associato del dipartimento di Biologia, ecologia e scienze della terra dell’università della Calabria, studia gli squali. Ovvero dirige un laboratorio che monitora il mar Mediterraneo. Il suo team porta avanti uno studio sull’inquinamento che utilizza quattro specie di squalo: gattuccio, boccanera, razza chiodata e chimera. «Abbiamo rilevato grandi quantità di microplastiche nello stomaco del 60% degli animali analizzati. Sono per lo più prodotte dalla frammentazione di rifiuti abbandonati sulle spiagge e in acqua. I valori più alti sono stati individuati in Calabria e Toscana, in questa ultima soprattutto microfibre derivanti dall’industria tessile. Poi abbiamo rilevato metalli pesanti su muscoli, pelle e fegato degli animali. Soprattutto arsenico, anche se sotto la soglia consentita. Le cause sono lo smaltimento di scarichi industriali e i lavaggi di cisterne delle navi».

I superpredatori

Gli squali, spiega il docente in un’intervista a Repubblica, sono infatti «superpredatori ma anche straordinarie sentinelle del mare. L’inquinamento tende ad accumularsi risalendo le catene alimentari. Più andiamo in alto più le sostanze sono presenti ed essendo gli squali all’apice della catena tramite loro noi abbiamo un quadro verosimile del livello di inquinamento dell’ecosistema». E spiega: «Abbiamo rilevato grandi quantità di microplastiche nello stomaco del 60% degli animali analizzati. Sono per lo più prodotte dalla frammentazione di rifiuti abbandonati sulle spiagge e in acqua. I valori più alti sono stati individuati in Calabria e Toscana, in questa ultima soprattutto microfibre derivanti dall’industria tessile», dice nel colloquio con Livia Ermini.

La passione

La sua passione per gli squali è nata dopo aver visto il film di Steven Spielberg: «Dopo la laurea, durante una spedizione in Sudafrica, ho conosciuto Leonard Compagno, il più grande esperto di squali al mondo, che era stato consulente proprio di Spielberg». Infine, il mito dello squalo pericoloso per l’uomo «Chiariamo: gli squali non amano la carne umana. Non fa parte della loro dieta. Ci saranno, nel mondo, appena quaranta o cinquanta attacchi l’anno e le morti sono pochissime. Nel 2024 ci sono stati solo quattro decessi tra i quali purtroppo l’italiano morto in Egitto». In quali casi avviene l’attacco all’uomo. «I motivi possono essere tre. La fame, se proprio non trovano di meglio, soprattutto lo squalo tigre e lo squalo Zambesi. L’essere tratti in inganno da scie odorose, da rumore o da una sagoma che vedono in acqua. Infine il sentirsi minacciati».

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