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Salvini vuole il Viminale a tutti i costi: «Ma così farà cadere il governo»

matteo salvini matteo piantedosi
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La telefonata a Meloni e Piantedosi. L'annuncio di un passaggio di testimone nel 2029. Il problema con Musk e Starlink

Il Viminale in cambio delle Infrastrutture. Il leader della Lega Matteo Salvini è pronto a bere l’amaro calice del ministero dell’Interno, sacrificandosi per l’Italia e per la Lega. Dopo la richiesta “spontaneissima” del suo vicesegretario Andrea Crippa e del capogruppo alla Camera del Carroccio Riccardo Molinari lo dice esplicitamente: Questo è un congresso di partito. È mio dovere ascoltare quello che i sindaci e gli elettori ci chiedono». E quindi «di quello che mi chiedete con serenità parlerò sia con lui (Piantedosi, ndr) che con Giorgia Meloni».

Non escludo il ritorno

Insomma Salvini, come Franco Califano, non esclude il ritorno al Viminale. Anche se il posto alle Infrastrutture durante le trattative per il governo Meloni lo ha chiesto lui stesso. E forse dopo essersi accordo che non si trattava soltanto di tagliare nastri con i soldi del Pnrr, ma era necessario anche far arrivare i treni in orario. E a onta di uno dei cavalli di battaglia della Lega: il ponte sullo Stretto di Messina che ora perderebbe il suo sponsor più caloroso nel posto più giusto. Il leader chiude con una frase sibillina. Parla dei giovani. Spiega che lavorerà pancia a terra per i prossimi quattro anni. E assicura che nel 2029 si presenterà al congresso «da militante semplice». Sembra l’annuncio di un passaggio di testimone. Quell’anno saranno 16 anni di segreteria.

L’assedio al Viminale

Lo schema di Salvini è semplice. Matteo Piantedosi si candida in Campania e vince dopo l’era di De Luca ormai al tramonto e lui trasloca al suo posto al Viminale. Peccato che l’attuale ministro abbia già detto no: «Pur essendo legatissimo alla mia terra, mi sento più utile alla Campania lavorando al Viminale. Inoltre il centrodestra esprime sul territorio dei bravi dirigenti su cui sarebbe giusto puntare». Salvini, all’indomani della sua assoluzione al processo di Palermo per Open Arms, aveva subito ipotizzato l’avvicendamento. Ma il centrodestra gli ribatte che le ambizioni sono troppo alte per un partito al 9%. La Stampa riporta anche una battuta attribuita a un esponente di Forza Italia: «Se Salvini si impunta, ma non lo farà, apriamo la crisi, andiamo dal presidente Mattarella e noi ci chiamiamo fuori».

Le telefonate

Repubblica dà anche conto di una serie di telefonate di Salvini a Meloni e Piantedosi. Fatte prima dell’intervento, per avvisarli. E anche per mettere sul piatto il ministero delle Infrastrutture. Che a questo punto andrebbe a un esponente di Fratelli d’Italia. Una trattativa un po’ curiosa, visto che notoriamente i ministri li nominano i premier e se Salvini molla l’incarico Meloni ha già il diritto di mettere chi vuole in quel posto. Salvini, insomma, per avere quello che vuole offre nella trattativa politica quello che non ha. C’è poi il problema Starlink. Visto che il Viminale ha competenza anche su quello e Meloni non vorrebbe avere cheerleader di Musk tra i piedi per un accordo che riguarda la sicurezza nazionale.

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