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L’annuncio di Trump: «Negoziati diretti con l’Iran». Ma con Putin ora è arrabbiato: «Bombardano l’Ucraina come pazzi, ora basta» – Il video

07 Aprile 2025 - 22:49 Diego Messini
Il leader Usa prova a districarsi tra i tanti fronti di guerra al fianco di Netanyahu. Resta sul tavolo il progetto di sfollamento «volontario» dei palestinesi da Gaza

Gli Stati Uniti intraprenderanno negoziati diretti con l’Iran nel tentativo di scongiurare che il regime si doti dell’arma nucleare. Lo ha detto stasera il presidente americano Donald Trump, parlando dallo Studio Ovale al fianco del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Trump ha detto che i colloqui inizieranno sabato prossimo e saranno «a livello di vertice» (top level), ma si è rifiutato di dire dove si svolgeranno. «Spero che avranno successo, è nell’interesse dell’Iran. Un accordo sarebbe meglio dell’ovvio, che né noi né Israele vorremmo», ha detto il leader Usa evocando il piano B: un’azione militare preventiva contro Teheran. Alla Casa Bianca i due alleati hanno parlato pure del destino del conflitto a Gaza, anche se rispetto al primo incontro bilaterale – quando il leader Usa aveva shoccato il mondo presentando il piano di sfollamento dei palestinesi dalla Striscia – i toni sono stati meno altisonanti. «Stiamo lavorando sodo a un nuovo cessate il fuoco», ha detto Trump. La «visione di lungo termine» che vede una Striscia svuotata per lo meno di parte della popolazione civile per consentire la ricostruzione resta comunque sul tavolo. Trump ha lasciato che ne parlasse soprattutto Netanyahu, che ha detto che sarebbero in corso colloqui con «vari Paesi disposti ad accogliere i palestinesi che vogliano lasciare la Striscia su base volontaria». Il tycoon da parte sua ha ribadito l’idea che gli Usa controllino Gaza, se non altro per la ricostruzione: «Avere una forza di pace come gli Stati Uniti che controlla e possiede Gaza sarebbe una cosa buona», ha detto.

L’ira di Trump su Putin

Nel lungo botta e risposta coi giornalisti asserragliati nello Studio Ovale, Trump ha evocato anche l’altro grave conflitto che piaga il mondo, quello in Ucraina. E questa volta non ha avuto parole tenere nei confronti della Russia. «Stanno bombardando come pazzi, non sono per niente contento, è terribile», è sbottato il leader Usa, che vede gli sforzi negoziali per arrivare a un cessate il fuoco sempre più frustrati dalla testardaggine di Vladimir Putin. Già a fine marzo Trump aveva fatto capire di star perdendo la pazienza, confessando di essere arrabbiato con la Russia per il mancato rispetto degli impegni. Per il resto, il leader Usa ha approfittato della presenza di Netanyahu – che gli ha promesso l’eliminazione pronta e completa del deficit e di tutte le barriere commerciali tra Israele e Usa – per difendere a spada tratta la sua strategia sui dazi, nonostante la prova del fuoco sui mercati. «Abbiamo l’opportunità di cambiare tutto, la situazione precedente in cui tutti gli altri ci hanno fregato non era sostenibile», ha detto, tornando ad attaccare duramente in particolare Cina ed Unione europea. E negando la possibilità di qualsiasi pausa nell’imposizione delle tariffe.

Il viaggio di Netanyahu (dopo l’Ungheria)

Netanyahu è arrivato a Washington direttamente da Budapest, dove Viktor Orbán lo ha accolto con tutti gli onori, sfidando apertamente il mandato di arresto per crimini di guerra spiccato nei mesi scorsi dalla Corte penale internazionale, da cui l’Ungheria ha annunciato di voler ora uscire. È stato lo stesso Trump ad accelerare i tempi della visita, con una telefonata a “Bibi” mentre era a Budapest. Un alto funzionario israeliano, in viaggio con lo staff del premier, ha riferito ai giornalisti che la delegazione non aveva idea perché il bilaterale fosse «così urgente e importante». Numerosi i temi sul tavolo del bilaterale: i dazi Usa (per Israele sono previsti alk 17%), le relazioni incendiarie dello Stato ebraico con Turchia e Iran, e ovviamente il destino della guerra di Gaza e il ritorno degli ostaggi.

Vertice telefonico con Macron, Al Sisi e Abdallah su Gaza

Proprio su quest’ultimo tema, poco prima di ricevere Netanyahu Trump ha avuto un confronto telefonico a quattro col presidente francese Emmanuel Macron, quello egiziano Abdel Fattah al Sisi e il re di Giordania Abdallah II. Il vertice improvvisato lo ha organizzato lo stesso Macron, in visita di Stato in queste al Cairo. «Su iniziativa del presidente della Repubblica, oggi è stata organizzata una telefonata con il presidente Trump e gli altri leader per discutere della situazione a Gaza», ha fatto sapere l’Eliseo. Il mese scorso l’Egitto ha guidato l’elaborazione del piano della Lega Araba per il futuro della Striscia, che prevede l’allontanamento di Hamas, fondi internazionali ingenti per la ricostruzione, ma la garanzia che i civili palestinesi non siano sfollati, come vorrebbe Trump. Usa e Israele ufficialmente lo hanno bocciato a stretto giro, ma i colloqui restano aperti.

I dazi e il Medio Oriente

Netanyahu ha già incontrato l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, a Blair House a Washington, il segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Quest’ultimo incontro ha riguardato i dazi al 17% (tre punti in meno di quelli ai Paesi Uendr) imposti alle esportazioni di beni negli Usa, principale partner commerciale di Israele, che entreranno in vigore mercoledì 9 aprile. I settori israeliani più colpiti sono quelli dell’alta tecnologia, della chimica e della farmaceutica ma anche quello della lavorazione dei diamanti. L’Associazione Manifatturiera d’Israele, secondo quanto riferito dal Times of Israel, ha calcolato in 2,3 miliardi di dollari l’anno l’impatto dei dazi e in 18mila-26mila i posti di lavoro a rischio. 

L’incognita Iran

Alti funzionari israeliani al seguito del premier a Washington hanno riferito ai giornalisti che Netanyahu si sarebbe concentrato sull’Iran, e non necessariamente sui dazi, durante il suo colloquio con Trump. «Il premier israeliano presenterà al presidente Usa la sua versione di come dovrebbe essere un buon accordo con l’Iran», aveva detto una fonte a Walla, aggiungendo che «Netanyahu sostiene un accordo che porterebbe allo smantellamento completo del programma nucleare iraniano, come è successo in Libia».

La rotta dell’aereo di Netanyahu

L’aereo che ha trasportato il primo ministro israeliano da Budapest agli Stati Uniti ha percorso 400 km in più rispetto alla rotta abituale per evitare lo spazio aereo di diversi Paesi che avrebbero potuto far valere un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale. A riportarlo è Haaretz, secondo cui Israele ritiene che Irlanda, Islanda e Paesi Bassi potessero agire per far rispettare il mandato, emesso dalla Corte lo scorso novembre. L’aereo è infatti passare sopra la Grecia, l’Italia e la Francia – Stati che non si sono pronunciati in merito ai loro obblighi in risposta al mandato d’arresto – prima di fare una lunga tratta sopra l’oceano e atterrare a Washington.

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