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La storia di Gaia pestata dall’ex: «Schiaffi, pugni, cazzotti: voleva gettarmi giù dal belvedere»

gaia pestata ex storia
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Lui è stato arrestato. Si cercano i due complici

Si chiama Gaia, ha 25 anni, è madre di un bambino di due mesi. Nella serata di sabato 5 aprile ha subito a Pozzuoli un’aggressione da parte dell’ex compagno con due complici. Ha un occhio nero, il naso rotto e 30 giorni di prognosi. E a quanto pare volevano anche gettarla da una balaustra. Ora lei parla con la Stampa. E dice di essere «una sopravvissuta. Pensavo davvero di non uscirne viva. Non è riuscito ad uccidermi, ma sono ancora terrorizzata. Appena esce di prigione, dovessero passare anche 10 o 20 anni, lo so che torna da me e mi ammazza».

L’aggressione

L’ex compagno, 36 anni, è stato arrestato. Si cercano i due complici. La coppia si era lasciata a gennaio. «Dico alle altre donne di denunciare per non morire. Non abbiate paura», racconta. Poi spiega cosa è successo: «Non uscivo da anni. Ho addormentato mio figlio, mia madre ha detto che ci avrebbe pensato lei. Lei vorrebbe che riprendessi a vivere. Al termine della serata ho salutato le mie amiche, stavo tornando a casa e mi sono fermata a fumare una sigaretta. Mi stava seguendo. In pochissimi minuti sono finita all’inferno. Ha iniziato a insultarmi, urlava che gli ho rovinato la vita». A quel punto «mi ha colpito con schiaffi, pugni, cazzotti. Mi ha tirato i capelli e gettato per terra. Poi ha provato a buttarmi giù dal belvedere. Fortunatamente ho opposto resistenza. Non so dove ho trovato la forza di non cadere. Ma non si è fermato».

Il miracolo

A quel punto «mentre lui mi picchiava e gli amici cercavano di caricarmi in auto, ho trovato il suo telefonino sbloccato. Di nascosto sono riuscita a telefonare a mio padre. Lui se n’è accorto, ha capito che stavo chiedendo aiuto e così sono scappati». Lei ha provato a salvarsi: «Sono uscita in strada. Chiedevo aiuto alle auto che passavano. Alcuni non si sono fermati. Una macchina con delle ragazze invece sì. Mi hanno soccorso e mi stavano accompagnando in ospedale, poi abbiamo incrociato una pattuglia dei carabinieri. Abbiamo lampeggiato, si sono fermati. Abbiamo aspettato mio padre e da lì siamo andati in ospedale».

Le violenze del compagno

Gaia dice di non aver denunciato prima le violenze del compagno perché «pensavo che fosse finito tutto quando l’ho lasciato. Durante i primi mesi di gravidanza avevo pensato di rimanere con lui per dare una famiglia a mio figlio. Però tutti i giorni mi torturava, era geloso. Mi ossessionava. Avrei persino potuto sopportare le botte, ma le violenze psicologiche no. Rischiavo di impazzire. Così me ne sono andata. Adesso vivo con i miei genitori». Ma «non riesco a immaginare un futuro. Appena chiudo gli occhi sono assalita dagli incubi».