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«Guardate la mia ex nuda», la provocazione contro il revenge porn. Parla l’ideatrice: «Abbiamo visto poca indignazione e troppi uomini complici»

08 Aprile 2025 - 18:19 Ygnazia Cigna
revenge porn sei complice
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8mila persone - dice Clara Vella a Open - hanno scannerizzato il qr code sui fogli spuntati per le strade di Roma che promettevano filmati sessualmente espliciti e non consensuali

8mila click in una settimana. Questo il bilancio di chi ha scannerizzato il qr code presenti su un foglio che sembrava promettere video sessualmente espliciti e non consensuali, ma che in realtà nascondeva una provocazione ben più potente. A Roma, nei punti nevralgici della città, sono apparsi volantini con frasi come «Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda!!!» e «Vaffanculo Elisa!!! Ora tutti vedranno i tuoi video!!!». Ma una volta scannerizzato il codice per vedere il video, il risultato era un filmato che colpevolizzava proprio chi aveva scatenato quella curiosità morbosa. «È una provocazione che nasce per spingere migliaia di persone a riflettere sul loro ruolo nel fenomeno del revenge porn e a riconoscere una verità scomoda: chi guarda è parte del problema», spiega a Open Clara Vella, studentessa 22enne dello Ied di Roma e creatrice dell’iniziativa assieme alle colleghe Carlotta Ardu, Gaia Parmigiani, Pamela Marcelli e Martina Martucci, tutte ventenni.

5 milioni di vittime di revenge porn: «Vogliamo colpire chi guarda»

«Era un progetto universitario. Il nostro professore ci aveva chiesto di sviluppare una campagna su un tema che ci stesse a cuore. Così, parlando con le mie colleghe, ci siamo rese conto che una di noi aveva subito un’esperienza di revenge porn, e da lì l’idea di affrontare il tema in modo diretto e provocatorio». Quella provocazione, però, non si limita a criticare le vittime di questi atti, ma si rivolge soprattutto agli spettatori. «Abbiamo voluto colpire chi guarda. Siamo consapevoli che ci sono milioni di persone in Italia che sono coinvolte in questo fenomeno, in modo diretto o indiretto. I dati dicono che le vittime di revenge porn sono 5 milioni, mentre 14 milioni hanno visualizzato contenuti privati non consensuali. E l’84% di chi riceve queste immagini e le condivide si dice pronto a farlo di nuovo. È un comportamento che va fermato. Abbiamo pensato di usarlo come strumento per mettere tutti di fronte alla propria responsabilità».

«50-60enni scannerizzavano il codice, noi scioccate»

«La nostra campagna è stata pensata per scuotere l’indifferenza. Volevamo che le persone si fermassero a riflettere. Ci siamo appostate per vedere come reagivano i passanti, se strappavano i poster o se provavano a vedere i video», racconta la studentessa. I volantini con Qr Code sono stati affissi nei bagni dei locali e delle università e in diverse zone di Roma. Ma quello che sorprende è che solo pochi hanno scelto di strappare i volantini. «Ci aspettavamo più reazioni, più indignazione. Invece, abbiamo visto molti ragazzi giovani e uomini di 50-60 anni scannerizzare il codice senza battere ciglio. È stato scioccante. Mentre lo facevano, ci chiedevamo: “Saranno consapevoli di essere complici?”», spiega la 22enne.

«Le vittime ora ci scrivono»

Questa sensazione di impotenza ha spinto il gruppo a proseguire il progetto. «Stiamo diventando una comunità. Molte ragazze e tanti genitori ci scrivono, ci raccontano le loro storie, si aprono. È come se il nostro progetto avesse dato loro la forza di non sentirsi più sole», spiega Clara Vella. E proprio in questa condivisione sta il cuore pulsante dell’iniziativa: «Ogni voce merita di essere ascoltata. Siamo contente di essere il loro megafono». Perché, osserva la studentessa, «manca ancora tanta consapevolezza. E complice di questo è l’assenza di un’educazione sessuale nelle scuole. Alla base di tutto, bisogna insegnare il rispetto per l’altro genere, il rispetto per il corpo e per le emozioni. Non basta inasprire le pene, serve l’educazione tra i banchi di scuola».

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